Sirmione, dolore e strazio per 18enne suicida

Giovedì si è svolto funerale di Jonathan Furegon che lunedì sera era stato trovato morto in casa dai genitori. Era molto introverso. Si indaga sui motivi.

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    (red.) Giovedì 14 dicembre è stata una giornata triste e di profondo lutto a Sirmione, nel bresciano, dove nella chiesa di Colombare è stato celebrato il funerale di Jonathan Furegon, di soli 18 anni compiuti da poco. Il giovane, studente di quarta superiore al “Dandolo” di Lonato, era stato trovato senza vita, morto suicida, lunedì sera 11 dicembre nella sua camera da letto. E giovedì è stato il giorno della disperazione, con i genitori distrutti dal dolore per una tragedia così incomprensibile. Infatti, i carabinieri di Desenzano che hanno ricevuto la drammatica notizia dalla famiglia di Furegon e la deposizione della madre stanno indagando sulla vita del ragazzo per capire cosa lo abbia spinto al gesto estremo in casa.

    Per questo motivo è stato sequestrato il suo computer e cellulare per ricostruire le ultime attività e capire se dietro la morte ci siano stati episodi di bullismo. Jonathan, di madre originaria del Cile, era un ragazzo molto introverso, studioso, amava leggere, non “frequentava” i social network e spesso lo si vedeva giocare a scacchi con gli anziani. Un comportamento esattamente opposto rispetto a un modello giovanile. Di questo atteggiamento i genitori ne avevano parlato con gli insegnanti del “Dandolo” durante l’anno scolastico 2016-17, facendosi sentire che in effetti il ragazzo era molto chiuso in sé stesso. Situazione che sarebbe migliorata con il nuovo anno scolastico, tanto che il 18enne era riuscito a integrarsi meglio.

    A questo si aggiunge l’escalation di scherzi tra studenti, con bigliettini attaccati alla schiena o matite lanciate fuori dalla finestra. Anche la direzione scolastica ha parlato di scherzi, ma che forse Jonathan non riteneva tali e invece provava fastidio. Durante l’ultimo saluto, i genitori del ragazzo hanno invitato la platea di giovani, tutti compagni di classe e scuola del 18enne, a parlarsi di più tra loro, senza usare il cellulare. Mentre la madre continua a chiedersi cosa abbia indotto il figlio a quel gesto estremo.

    E giovedì in chiesa c’era anche il banco del 18enne colmo di firme dei coetanei che hanno rivelato di non aver compreso lo stato d’animo del compagno. Ora tra gli stessi ragazzi inizieranno dei percorsi psicologici per affrontare e superare il dramma. Tra l’altro, è la terza tragedia che coinvolge il “Dandolo” di Lonato. Prima era stato Emanuele “Ema” Ghidini che sotto l’effetto di droghe si era lanciato nel Chiese, poi di un altro ragazzo e ora del 18enne.

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