Bossetti condannato: motivazioni

La prova del Dna sarebbe concreta per indicare muratore come l'omicida di Yara. Giudici parlano di violenza dopo che ragazza avrebbe resistito ad avances.

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    (red.) Lunedì 16 ottobre i giudici della Corte d’Appello di Brescia hanno depositato le motivazioni con cui il 17 luglio è stata confermata la condanna all’ergastolo per Massimo Bossetti nel delitto di Yara Gambirasio nella bergamasca. “Il movente può essere circoscritto nell’area delle avances sessuali respinte, della conseguente reazione dell’aggressore a tale rifiuto, unita al sicuro timore dello stesso di essere riconosciuto per aver commesso nei confronti della ragazza qualcosa di grave” scrive la Corte. “Una finalità dai contorni sessuali. Yara è sparita mentre stava andando a piedi a casa ed è stata trasportata nel campo di Chignolo immediatamente dopo essere stata aggredita e dopo essere stata fatta salire su un mezzo di trasporto con la costrizione o con l’inganno”.

    La 13enne sparì proprio dalla palestra di Brembate di Sopra il 26 luglio del 2010 per poi essere trovata morta in un campo il 26 febbraio 2011. “Un’aggressione compiuta adoperando sevizie e agendo con crudeltà contro una ragazzina incapace di difendersi e per procurare sofferenze”. E in quel periodo Bossetti, secondo i giudici, aveva un interesse verso “adolescenti in età puberale”. Poi il Dna trovato sugli abiti della ragazzina e che sarebbe la “firma” di Bossetti sul delitto. “Si deve ritenere accertato che il Dna rinvenuto sulle mutandine e sui leggins dimostri inequivocabilmente che sia stato deposto dall’autore del crimine al momento del ferimento – scrivono ancora i giudici.- La traccia genetica costituita dal profilo genetico nucleare dell’imputato viene a costituire la firma dell’omicidio della povera Yara”. Una prova considerata già dal primo grado, ma contestata dai legali di Bossetti per la presenza anche di pezzi di Dna mitocondriale senza identità.

    “Ma questo non inficia assolutamente il dato del Dna nucleare che ha autosufficienza identificativa”. “Il Dna mitocondriale serve per cercare la linea materna e solo quando non sia possibile estrapolare il Dna nucleare, a causa del livello di degradazione e per le intrinseche caratteristiche del reperto. E’ assolutamente pacifico e non contestato che il profilo genetico di Ignoto 1 sia, indiscutibilmente, risultato appartenere a Massimo Bossetti e incontestabile che il Dna sia unico ed esclusivo per ciascun essere vivente”. Quindi, la perizia genetica sul Dna chiesta dalla difesa “deve ritenersi superflua e non necessaria ai fini della decisione”. “Yara Gambirasio era una ragazzina giovanissima e indifesa e fu aggredita vigliaccamente per motivi sicuramente spregevoli da Bossetti che poi l’ha lasciata morire in preda a spasmi e inaudite sofferenze in un campo abbandonato e lontano a causa del freddo e delle ferite” scrivono ancora i giudici.

    Che parlano anche di “inaudita gravità del fatto, notevole intensità del dolo, la deprecabile motivazione dell’atto criminoso, la condotta contemporanea e susseguente al reato nonchè il comportamento processuale che costituiscono un ostacolo insormontabile al riconoscimento della mitigazione della pena”. “Bossetti non ha mai avuto segno di ravvedimento e di umana pietà. E’ sotto gli occhi di tutti che l’imputato, dopo aver occultato il corpo di Yara in un campo isolato e difficilmente raggiungibile, ha continuato a vivere con assoluta indifferenza rispetto al grave fatto commesso e ha continuato a manifestare, a tre anni dal fatto, interessi sessuali verso tredicenni e anche durante il processo ha continuato ostinatamente a negare il fatto (come era, peraltro, suo diritto), assumendo la posizione di chi sfida l’inquirente a provare la sua colpevolezza”.

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