Condanna Carmine, Loggia: “Realtà è cambiata“

Dopo la sentenza che dispone il risarcimento di 50 mila euro dal Comune al fratello dell'ex sindaco Paroli e moglie, dal Comune preparano già il ricorso.

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(red.) Ha dato scalpore ed è diventato un caso nazionale la sentenza con cui il tribunale civile di Brescia ha condannato il Comune a risarcire con 50 mila euro due residenti del quartiere Carmine per il troppo rumore legato alla movida serale. Nel caso, si tratta di Gianfranco Paroli – fratello dell’ex sindaco – e della moglie. I due si erano rivolti in tribunale per chiedere i danni, anche perché non sarebbero riusciti a completare una trattativa immobiliare a causa della situazione di rumore e movida che avrebbe deprezzato la residenza. In realtà, per quest’ultimo elemento la Corte non ha dato seguito.

Mentre, al contrario, ha disposto che la Loggia, ente proprietario della strada del Carmine, metta mano al portafogli e attivi tutte le disposizioni del caso. Ma in Comune è già pronto il ricorso. A spiegare la situazione, dal punto di vista del municipio, è l’assessore alla Sicurezza Valter Muchetti che sottolinea come la sentenza sia arrivata adesso, ma su una causa civile presentata nel 2014 e legata ai fatti del 2012. Cinque anni di distanza in cui, come dicono dalla Loggia, la situazione al Carmine è nettamente migliorata dal punto di vista dei rumori e della movida chiassosa.

L’assessore precisa anche che il Comune non può applicare le disposizioni del tribunale, a partire dai controlli programmati della polizia locale in determinati momenti dell’anno per verificare rumori e schiamazzi. Ma neanche allontanare i clienti dai locali poco prima della chiusura. Nel dibattito sono intervenute anche l’associazione “Carminiamo” e il consiglio di quartiere della zona che confermano come la realtà attuale sia ben diversa da quella del 2012. E con il rischio per le attività commerciali che lavorano in fiducia con i residenti. Si attendono sviluppi sulla vicenda.

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