Movida rumorosa al Carmine, Loggia condannata

Brescia dovrà dare 50 mila euro a due residenti (di cui fratello ex sindaco Paroli) che avevano fatto causa per gli schiamazzi nella zona. Caso nazionale.

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    (red.) Il Comune di Brescia condannato in tribunale a risarcire i danni provocati dalla movida di notte nel Carmine. La sentenza civile contro palazzo Loggia è arrivata dopo che due residenti avevano fatto causa all’amministrazione. Così il Comune deve versare 50 mila euro (20 mila ciascuno e altri 10 mila) ai due ricorrenti. Tra loro, anche Gianfranco Paroli, fratello dell’ex sindaco bresciano Adriano. In realtà aveva già iniziato a lamentarsi contro la movida quando il parente era primo cittadino. La somma che la Loggia dovrà liquidare verso i due residenti è per danni biologici e patrimoniali legati proprio alla movida.

    “E’ a causa del rumore antropico per gli schiamazzi di avventori di alcuni locali che stazionano nei pressi dei plateatici o dei locali su suolo pubblico – scrive il giudice Chiara D’Ambrosio nella sentenza.- È innegabile che l’ente proprietario della strada da cui provengono le immissioni denunciate debba provvedere ad adottare le misure idonee a far cessare dette immissioni. Deve quindi essere ordinata al comune convenuto la cessazione immediata delle emissioni rumorose denunciate mediante l’adozione dei provvedimenti opportuni più idonei allo scopo. Vi è stata una carenza di diligenza da parte del comune convenuto”. E di fronte alla sentenza il coordinamento nazionale “No degrado e Malamovida” esulta.

    “Si tratta di una sentenza storica che crea un importante precedente per tutti i cittadini italiani vessati dal fenomeno della malamovida – dice la presidente Simonetta Chierici.- I Comuni che favoriscono l’indiscriminato proliferare dei locali della notte senza pianificare, in maniera organica e strutturale, adeguate regole di controllo e regolamentazione dei fenomeni conseguenti, sono responsabili da oggi non solo moralmente, ma anche legalmente dei disagi e dei danni procurati ai cittadini residenti. Se si vogliono organizzare eventi, se si vuole gestire un locale si deve garantire un’adeguata sorveglianza e l’assoluto controllo del rumore, anche antropico, nel pieno rispetto delle regole e delle leggi vigenti e del buon senso.

    Non siamo ‘bacchettoni’ che vogliono le città spente e buie, siamo cittadini che hanno il diritto costituzionale alla tranquillità, al riposo, alla salute. Molti nostri associati in tutta Italia nelle prossime settimane daranno mandato ai propri legali per far valere i propri diritti richiedendo il riconoscimento dei danni biologici e patrimoniali ai Comuni. Su questo fronte ricordo che pende anche un ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo da parte di un cittadino torinese”. Insomma, il caso bresciano farà scuola in tutta Italia.

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