Fonderie: nel 2017 l’Italia tiene testa alla Germania

"Nuova brezza di fiducia" nell'industria fusoria del nostro Paese. Un ruolo primario lo ha Brescia. Ariotti: "Scrolliamoci di dosso il torpore che ci paralizzava".

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(red.) L’industria fusoria italiana ha tenuto testa alla Germania, il proprio principale competitor europeo, nei primi 7 mesi del 2017. Tra gennaio e luglio, l’output di getti ferrosi e non ferrosi è aumentato del 4% (rielaborazione Centro Studi Assofond su Indici di produzione industriale ISTAT).

Rispetto al primo scorcio dell’anno, in cui prevaleva un atteggiamento di forte cautela da parte degli operatori del settore, il quadro congiunturale ha evidenziato segnali di rafforzamento piuttosto marcati, soprattutto negli ultimi mesi, con ritmi di incremento produttivo più sostenuti rispetto alle attese.

«Dopo quasi dieci anni di crisi innegabile, aggravati da un pessimismo dilagante, oggi penso che ci si possa scrollare di dosso il torpore che ci paralizzava fino a pochi mesi fa – ha dichiarato Roberto Ariotti, presidente di Assofond – e riappropriarci dell’ottimismo che contraddistingue il nostro spirito imprenditoriale. Non possiamo e non dobbiamo negare che il clima è cambiato ed una nuova brezza di fiducia spira tra le nostre imprese».

METALLI NON FERROSI. La produzione nel comparto dei metalli non ferrosi si conferma in crescita, ma in leggero rallentamento rispetto alla media 2016 (che si era attestata al +3,8%). L’output di getti di alluminio e magnesio, infatti, tra gennaio e luglio è aumentato del 3%. Più marcato l’incremento produttivo delle leghe di zinco (+6%) e delle leghe di rame (+13%).

METALLI FERROSI. La produzione dei getti di ghisa è cresciuta del 5% in questa prima parte dell’anno. A sostenerne il recupero è stato soprattutto il rimbalzo nel comparto dell’industria meccanica (macchine utensili, agricole e movimento terra, meccanica varia). In particolare, i getti destinati al settore della meccanica hanno fatto registrare un incremento del 7%.

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