Molotov Vobarno, gli immigrati non arriveranno

Lunedì si è svolto incontro tra prefetto e sindaco sui fatti di venerdì. Continuano le indagini sui colpevoli. "Ma la violenza non fermerà accoglienza".

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    (red.) Lunedì 3 luglio in prefettura a Brescia si è svolta l’attesa riunione tra il prefetto Annunziato Vardé e il sindaco di Vobarno Giuseppe Lancini sull’attentato con le molotov della notte di venerdì 30 giugno all’hotel Eureka di Carpeneda. Al termine dell’incontro, al quale hanno partecipato anche il procuratore generale Pierluigi Maria Dell’Osso e quello aggiunto Sandro Raimondi, è arrivata la condanna unanime al raid. In più, è stato deciso che a Vobarno non arriveranno i 35 migranti previsti.

    Ma il prefetto ha voluto precisare che questa scelta non deriva da quell’attentato, ma dal fatto che l’hotel non si è reso disponibile per l’accoglienza degli stranieri e che non ci sono al momento altre soluzioni abitabili. Nel frattempo la procura di Brescia tramite il magistrato Mauro Leo Tenaglia ha aperto un’inchiesta sui fatti di venerdì notte e sta raccogliendo gli elementi che arriveranno dai carabinieri e dalla Digos della questura. Sembra che ad agire siano stati due individui, forse un terzo a fare da palo, tutti con il volto coperto. Hanno agito infrangendo con una mazza una vetrata al piano terreno della struttura ricettiva, poi hanno lanciato all’interno due molotov e una tanica di benzina.

    L’effetto ha provocato il rogo che ha devastato buona parte degli interni e spento solo dal proprietario dell’hotel, Valerio Ponchiardi, che da pochi giorni dormiva all’interno della struttura per paura di ritorsioni. Dopo l’incontro istituzionale in prefettura, il primo cittadino di Vobarno ha detto di ritenere che il gruppo entrato in azione potrebbe venire da fuori e lo avrebbe fatto per rovinare l’immagine del paese. Dal punto di vista dell’esercente dell’hotel, sarebbe stato un commando organizzato e non una semplice ragazzata, tanto da aver paura di morire. In effetti i problemi per Ponchiardi erano partiti nella seconda metà di giugno quando, come ha rivelato lui stesso, un privato gli ha chiesto di avere la gestione della struttura ricettiva chiusa da quattro anni e non più coperta dall’assicurazione.

    Ma il giorno dopo si era affacciata la prefettura che si diceva interessata a usare l’hotel per l’ospitalità dei migranti. Tuttavia, l’uomo aveva negato l’autorizzazione perché gli spazi non sarebbero stati adeguati all’accoglienza. Subito dopo la notizia dell’arrivo dei migranti si è diffusa in paese, inducendo il sindaco Lancini a tenere un’assemblea pubblica sulla questione. A quel punto nella popolazione era salita la tensione e qualcuno minacciava persino di devastare il paese nel caso in cui i migranti fossero arrivati.

    E così è stato, con il gesto intimidatorio all’hotel. In ogni caso il prefetto ha sottolineato che l’accoglienza non si fermerà nemmeno di fronte a questi episodi di violenza. Gli elementi fissi sono che in paese non arriveranno gli immigrati e che si continua a indagare per trovare i colpevoli di quell’attentato. Partendo dalle immagini riprese dalle telecamere in paese e fino alla scritta “Profughi falsi, soldi veri” comparsa su un muro e in parte cancellata. Intanto, attualmente in provincia sono presente 3.080 migranti, ma ne sono attesi altre centinaia a causa degli ultimi sbarchi. E il prefetto chiede che diminuisca la distribuzione nel bresciano.

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