Daniela Bani, 30 anni per marito assassino

Pena inflitta dal giudice verso il tunisino Chaanbi Mootaz, che però è latitante proprio in nord Africa. E continua a restare attivo sui social network.

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    (red.) Lunedì 26 giugno il giudice della Corte d’Assise di Brescia ha condannato a 30 anni di reclusione Chaanbi Mootaz, il tunisino che nel settembre del 2014, in un appartamento di Palazzolo, nel bresciano, aveva ucciso con venti coltellate la moglie 30enne Daniela Bani. Secondo l’accusa, l’uomo avrebbe agito in quel modo dopo aver beccato la donna che parlava al telefono con un’altra persona e di cui la stessa ragazza non voleva fornire i dettagli. Tanto che poi il nordafricano avrebbe portato i due figli, avuti con la 30enne, in un’altra stanza e alzato il volume della televisione mentre infieriva con le coltellate sulla consorte.

    Al contrario, la difesa dell’uomo aveva chiesto l’assoluzione o il minimo della pena perché non si era sicuri che fosse stato lui l’omicida e comunque, nel caso, sarebbe stato provocato. Ma la Corte ha dato ragione all’accusa, tanto da calcare la mano rispetto ai 28 anni chiesti dal pubblico ministero Katy Bressanelli. Per quanto riguarda la ricostruzione di quei fatti, dopo otto anni di matrimonio sembra che la donna volesse lasciare il marito. Così si era confidata con un kosovaro che aveva deciso di aiutarla. Ma Chaanbi pensava che la donna avesse un’altra relazione proprio con il balcanico e quindi aveva messo in atto un piano.

    Tanto da chiedere a un amico di portare i due figli dai nonni materni, mentre lui aveva già comprato un biglietto aereo dalla Malpensa per la Tunisia dove è scappato prima della condanna. Ora è latitante proprio nel Paese nordafricano, eppure è attivo sui social network, infatti ha postato foto con i suoi figli e aveva chiesto a un’amica italiana proprio come stessero i due bambini.

    Il giudice, oltre alla condanna, ha stabilito un risarcimento di 450 mila euro a carico del tunisino verso le parti civili, ma è difficile mettere in pratica la sentenza. I difensori della madre della vittima fanno sapere di aver già indicato alla Corte dove è probabile che si trovi l’uomo, quindi in casa della madre o dello zio. Nel frattempo l’unico elemento certo è che l’assassino è latitante e al momento non intende tornare in Italia.

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