Due bresciani raccontano l‘attentato a Londra

Sandro e Giorgio Baronchelli, padre e figlio, si sono trovati nel mezzo dell'attacco di sabato notte alla capitale londinese. "Rifugiati in una cantina".

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    (red.) C’erano anche due bresciani, padre e figlio, nella notte di sabato 3 giugno a Londra durante l’attentato avvenuto a London Bridge, quando un furgone ad alta velocità ha falciato decine di persone e tre terroristi sono poi scesi dal mezzo accoltellando chi era presente in quel momento. Sette, per adesso, i morti e quasi una cinquantina di feriti, di cui venti in gravi condizioni e tutti ricoverati negli ospedali londinesi. Lo stesso terrore che ha coinvolto tutti nel terzo attacco in Gran Bretagna in poche settimane e il secondo a Londra, è stato vissuto da Sandro Baronchelli, 55 anni e dal figlio Giorgio di 23.

    Il primo aveva raggiunto il secondo nella capitale inglese per guardare la finale di Champion’s League Juventus-Real Madrid. Intorno alle 23 ora italiana (le 22 a Londra) è partito l’attacco tra furgone e accoltellamenti nel cuore della città. I due bresciani, che sono stati poi sentiti dalla nostra stampa locale, hanno raccontato come hanno vissuto quei momenti. Dicono di aver notato prima un uomo barcollante che sembrava ubriaco, ma che in realtà era pieno di sangue. Poi ne hanno trovato un altro a terra colpito da altre coltellate.

    Quando si sono resi conto che erano coinvolti nel pieno di un attacco terroristico in corso si sono rifugiati in un ristorante italiano dove poi i militari hanno chiesto al titolare di mettere in salvo quanti erano presenti. Quindi tutti, compresi i due bresciani, si sono trasferiti nello scantinato del locale mentre sentivano gli spari. Quando pensavano che la situazione fosse migliorata, Sandro e Giorgio raccontano di essere usciti dal retro, ma in seguito sono dovuti rientrare nell’attività commerciale. Quando la situazione si era davvero resa più “tranquilla”, i due bresciani insieme agli altri clienti sono stati fatti uscire con le mani alzate dietro la testa per dare segni che non fossero offensivi.

    “Una sensazione da seconda guerra mondiale” come hanno poi raccontato i due Baronchelli. Giorgio è poi riuscito a tornare in hotel solo all’alba di domenica 4, mentre proprio domenica la capitale si è svegliata con una certa tranquillità, ma scioccata per quanto era successo. Giorgio, ingegnere e dirigente del Comune di Brescia, aveva sfruttato il ponte del 2 giugno per raggiungere il figlio che nella capitale inglese è impegnato negli studi per potenziare la lingua. Il giovane ha ancora tre mesi di permanenza a Londra e la paura in famiglia è molta. Anche dagli altri bresciani residenti nella metropoli sono arrivati messaggi ai familiari in Italia per confermare di stare bene.

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