Caos a Torino, le testimonianze dei bresciani

Molti della nostra provincia sabato sera hanno raggiunto piazza San Carlo per la finale di Champion's e sono rimasti coinvolti nella spaventosa ressa.

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    (red.) Il terrore che sabato sera 3 giugno ha coinvolto i 30 mila presenti in piazza San Carlo a Torino mentre sul maxischermo veniva trasmessa la finale di Champion’s League Juventus-Real Madrid, è stato vissuto anche da diversi bresciani. Pochi minuti prima della fine del match, quando gli spagnoli avevano realizzato la rete dell’1-3, sembra che una transenna in piazza sia caduta. Ma non si esclude nemmeno che qualcuno abbia gridato “bomba” mandando nel panico la folla presente.

    Quindi, c’è stato un fuggi fuggi generale, ma è stato molto complicato, con la gente che si accalcava e calpestava per scappare da quella zona. Alla fine il risultato è stato di oltre 1.500 feriti. In larga parte anche a causa dei cocci di bottiglie di vetro a terra nonostante la vendita fosse proibita. Diverse le comitive di bresciani coinvolte nella ressa. Tra loro, anche una famiglia che si trovava da pochi giorni a Torino, di cui padre, moglie e la loro figlia di 6 anni. I due genitori, che erano presenti con la piccola per assistere alla partita in tv, hanno raccontato di una sorta di “sciame di calabroni” che si muoveva in piazza e hanno dovuto proteggere la figlia nell’uscita fino a un cinema vicino e poi a un’ambulanza con cui sono stati condotti all’ospedale Regina Margherita.

    Poi all’alba sono riusciti a tornare a casa, ma con ancora nella mente e davanti agli occhi la scena che si presentava. Una comitiva di amici, tesserati di uno Juventus club, invece, ha raggiunto Torino da Offlaga e con un hotel come punto di riferimento. Anche loro sono rimasti coinvolti nella calca, con persone che scappavano e si ferivano perché a terra riportavano i tagli dalle bottiglie. La comitiva bresciana dice che inizialmente non sapeva che cosa fosse successo e alla fine c’erano tifosi senza scarpe, che avevano perso gli effetti personali nella ressa o sporchi di sangue.

    Infine, un altro sostenitore proveniente da Pisogne con una comitiva ha raccontato di aver perso gli amici e di averli ritrovati solo diverse ore dopo nel momento in cui scappavano verso tutte le direzioni per trovare un rifugio. Il bresciano è uno di quelli che, insieme a molti altri, criticano l’operato del Comune e della prefettura di Torino per come l’evento è stato organizzato. In particolare, per le poche vie di fuga e per la presenza all’interno di chi vendeva bottiglie di vetro senza alcuna autorizzazione. Tanto che in procura a Torino si sta valutando l’apertura di un’inchiesta per procurato allarme. E per i molti bresciani presenti è stata una serata da dimenticare da ogni punto di vista.

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