Brescia, calo contratti a tempo indeterminato

(red.) “Continua a prevalere l’idea di un lavoro non di qualità, con minori diritti e tutele, senza certezze adeguate per poter programmare il proprio futuro. E questo a dispetto di chi diceva che il Jobs Act avrebbe creato occupazione stabile: non è così, come da anni denunciamo”. Ad affermarlo è Silvia Spera, componente della segreteria della Camera del Lavoro di Brescia, a commento dei dati forniti al tavolo del Cles di Brescia, il Comitato per il lavoro e l’emersione del sommerso.

Nel 2016, infatti, in provincia di Brescia i posti di lavoro a tempo indeterminato avviati sono stati 19.942 e quelli cessati 29.475. “Il saldo – sottolinea Silvia Spera – è negativo di quasi 10 mila unità, a conferma purtroppo che a Brescia, oltre a un problema occupazionale, ve n’è anche uno di qualità del lavoro”. Complessivamente secondo i dati del Cles, nel 2016 a Brescia i lavoratori “avviati” sono stati 151.245 e quelli “cessati” 155.320. Gli stessi lavori precari o a tempo determinato non sono quindi stati in grado di frenare l’emmorragia occupazionale a livello provinciale. Nel 2016 i lavoratori e le lavoratrici in stato di disoccupazione e inoccupazione iscritti ai centri per l’impiego di Brescia erano 155.375 – 74.423 donne e 80.952 uomini – di cui 52.100 stranieri.

Se questo è il quadro rispetto alla mancanza di lavoro e alle forme contrattuali – sopttolinea Silvia Spera – più scoraggianti sono addirittura i dati relativi alla vigilanza e controllo, che evidenziano ancora moltissime irregolarità nei luoghi di lavoro”. In base ai dati forniti dall’Ispettorato territoriale, nel 74% dei controlli effettuati in azienda sono state registrate irregolarità di vario genere. In particolare per 744 aziende  l’irregolarità si manifesta sul tema dell’orario di lavoro (mancati riposi, superamento del tetto delle ore straordinarie annue). Molte irregolarità in tema di appalti illeciti nell’industria manifatturiera tramite processi poco chiari di esternalizzazione. Nei cantieri edili le maggiori irregolarità si manifestano invece nella non corretta compilazione e applicazione di norme di sicurezza.

“Sono  2.442 i lavoratori inquadrati in modo irregolare (appalti illeciti, lavoratori occasionali nelle pulizie, lavoratori a partite iva e lavoratori intermittenti, apprendisti e tirocini, valutazione dei rischi per lavoratrici madri), 688 i lavoratori e le lavoratrici in nero, di cui 300 stranieri, soprattutto nel commercio e in agricoltura. A riguardo, per quanto concerne il settore agricolo, si sta lavorando a un protocollo specifico di garanzie da adottare durante il periodo della vendemmia”.

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