Arresti per truffa, come funzionava il sistema

Due dei cinque in manette sceglievano le vittime e pianificavano i raggiri. "Comprati" moto, attrezzi, orologi, cani e vini. Tutto con assegni falsificati.

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    (red.) Sono un 59enne di Angolo Terme (in carcere), una 35enne rumena (ai domiciliari), un 54enne di Bagnolo Mella, un 28enne di Sarnico (questi due in carcere) e un 59enne di Angolo Terme (ai domiciliari) i cinque arrestati mercoledì 19 aprile per truffa. Nei loro confronti è scattata l’ordinanza di custodia cautelare da parte del giudice di Brescia Carlo Bianchetti che ha accolto la richiesta del sostituto procuratore Ambrogio Cassiani. Secondo l’accusa, la banda avrebbe messo a segno cinquanta episodi di truffa tra il 2015 e 2016 in tutto il nord e centro Italia per un valore della merce pari a 400 mila euro. Si tratta di orologi Rolex, biciclette, motorini, attrezzature agricole e materiali elettronici. Persino un cane di razza pregiata al quale era stato sostituito il chip di riconoscimento.

    Secondo quanto riporta l’ordinanza e nell’operazione presentata dai carabinieri di Angolo Terme e dalla Compagnia di Breno, sarebbero il 59enne attualmente in carcere e la compagna rumena ad aver ideato l’intricato sistema truffaldino. In ogni caso, tutti i cinque elementi devono rispondere di oltre 200 capi d’imputazione che vanno dall’associazione a delinquere finalizzata alla truffa, fabbricazione di documenti falsi, ricettazione e possesso di un’arma clandestina. I due coniugi tra quelli finiti in manette sarebbero stati coloro che sceglievano le vittime. Così stampavano assegni falsi, documenti d’identità e patenti contraffatte.

    Poi si recavano dalla vittima, di solito una in ogni provincia per non destare troppi sospetti. Tanto che i documenti riportavano un cognome abbastanza comune nella zona in cui si colpiva. E la merce veniva sempre acquistata dopo diverse trattative. Che poi arrivavano fino al weekend quando la banda forniva l’assegno falso di cui il venditore poteva accertare la veridicità solo dal lunedì. In questa rete nell’ottobre del 2016 è finita anche la cascina “Clarabella” di Iseo dove a uno dei cinque era stata venduta una partita da 1.200 bottiglie di vino per un importo di oltre 11 mila euro. Anche in quel caso con un assegno risultato falso.

    Negli arresti scattati mercoledì i carabinieri sono intervenuti in un capannone di Bagnolo Mella dove c’era buona parte della merce depredata. L’indagine ha portato i militari a usare le intercettazioni telefoniche e piazzare gps su un’auto con cui la banda ha raggiunto il centro commerciale Le Torbiere per acquistare prodotti elettronici, anche in quel caso con carta falsa. In un caso è stata trovata anche una pistola importata in modo illegale. Ora sono tutti finiti in manette.

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