Sprecare cibo nuoce gravemente alla salute

Una fotografia con due fette di pizza avanzate aprono una rilflessione sulla "catena di Sant'Antonio" che sta dietro alla produzione e al consumo di pietanze e altro.

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di Giovanni Merla

Osservate con attenzione questa fotografia. Al primo impatto sembra uno scatto inutile e senza senso. Due bottigliette vuote, due calici vuoti, due posacenere pieni di mozziconi e al centro del tavolo un piatto con avanzi di pizza. Ma per interpretare una fotografia occorrono almeno due cose. La fortuna di farsela spiegare dall’autore, oppure la capacità di andare oltre le apparenze e la realtà oggettiva.

L’ho fatta scattare a un mio amico una sera in un locale. Ero nella sala fumatori e difronte a me dei ragazzi stavano alzandosi dal loro tavolo. La prima cosa che ho notato è stato il piatto al centro e le due grosse fette di pizza al salame piccante avanzate. Ho avuto un guizzo, un’intuizione e sono andato a chiamare il mio amico. Gli ho raccontato il mio ragionamento e gli ho chiesto di scattare questa foto per condividerla con voi.

Ho pensato al salame piccante che qualche mese fa era un maiale ucciso per essere mangiato. No. Ucciso per essere sprecato, avanzato, buttato nel bidone dell’umido. Ogni giorno nel mondo occidentale si sprecano milioni di tonnellate di cibo, mentre dall’altra parte del pianeta oltre tre miliardi di persone muoiono di fame.

Molti di voi ora penseranno: “Io non posso fare nulla per cambiare questa situazione”. Assolutamente falso. Questa frase sbrigativa e immediata serve per lavarci la coscienza, per auto assolverci davanti a una realtà vergognosa e ingiustificabile. Questa fotografia è lo specchio della nostra società. Egoista, senza empatia e senza rispetto. Il problema qui non è se sia giusto o sbagliato nutrirsi di carne, ognuno decide di alimentarsi come meglio crede.

Il punto è che non è accettabile avanzare del cibo e buttarlo via come fosse un fazzoletto di carta usato. Fateci caso. I calici sono vuoti, mentre il piatto no. C’è sempre posto per l’alcol nella società degli eccessi, del lusso e dell’apparenza ad ogni costo. Ricordo che quando ero bambino mia nonna non mi permetteva di alzarmi da tavola se non avevo finito tutto quello che avevo nel piatto, compreso il mio panino. Mi diceva che il cibo non si spreca mai, perché è sacro. È un bene prezioso che purtroppo non è garantito a tutta l’umanità.

Io ero pieno, ma volevo andare a giocare, quindi mi sforzavo e mangiavo velocemente quello che avevo avanzato. Ovviamente ero piccolo e non capivo esattamente le parole della nonna, ma quando sono cresciuto i suoi insegnamenti si sono rivelati preziosi. Ogni volta che in un ristorante vedo avanzi che verranno buttati via mi viene un nodo in gola. Ricevimenti, banchetti, feste. La stessa storia si ripete sempre. Cibo sprecato a volontà. Perché ci hanno inculcato l’ossessione della ricchezza, dell’opulenza e dell’avere. Se gli invitati a un ricevimento sono 100 comandiamo di cucinare per 150. Ci ingozziamo con aperitivo e antipasto, ma sbraniamo comunque primo, secondo e dessert.

Siamo adulti viziati che avanzano e insegnano ai loro bambini viziati a sprecare. È come un virus che si replica, una catena di Sant’Antonio destinata a non finire mai. E intanto il pianeta muore in silenzio per garantire i capricci di un miliardo di omuncoli obesi e flaccidi. Tutto questo incubo ha un responsabile, un architetto occulto che da anni lavora in silenzio per plasmare abitudini e coscienze della massa. Si chiama consumismo. Una spirale infinita di prodotti che conduce all’insoddisfazione e all’invidia, perché esisti solo se compri e se spendi.

Ricordo un vecchio proverbio: “Il tempo è denaro”. Una bugia. Il tempo è più prezioso del denaro, perché se hai i miliardi ma non hai più tempo sei finito comunque. Quindi visto che ogni secondo che passa non torna più e abbiamo soltanto una vita, è fondamentale viverla bene. Invece sprechiamo il nostro tempo per lavorare sempre di più, così facciamo più soldi per comprare cose inutili che non ci regalano la felicità, ma ci rendono schiavi. La vera gioia è attorno a noi, ma siamo ciechi, non riusciamo più a vederla. Siamo abbagliati dalle vetrine luccicanti, dalla tecnologia, dalla moda, dagli accessori, dalle automobili e dai gioielli.

Il cielo azzurro o stellato, i prati verdi, le montagne, i laghi, i fiumi, i mari, le foreste, gli animali, i colori e i suoni della natura, l’immensità del silenzio. Tutto questo ci scivola addosso come pioggia su un impermeabile. L’essenziale non ci interessa, ma ci stuzzica il superfluo, l’inutile. Così giustifichiamo tutto, accettiamo tutto, subiamo tutto. Non diamo peso a una vita uccisa per diventare cibo e poi sprecata, perché la sofferenza degli altri non ci riguarda. Abbiamo i soldi, possiamo pagare. E oggi a chi paga è concesso tutto. Dall’avanzare una portata in un locale fino al peggiore dei reati penali.

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