Italcarni di Ghedi, a fine gennaio la sentenza

Lunedì sentiti i due veterinari imputati e il tecnico di laboratorio. Pronuncia al 30 gennaio. E intanto l'azienda avrebbe riaperto con un altro nome.

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(red.) Lunedì 28 novembre al tribunale di Brescia è ripreso il processo nell’ambito dell’inchiesta sul macello Italcarni di Ghedi. L’accusa è quella di maltrattamento degli animali mandati alla macellazione e adulterazione di sostanza alimentare dopo che in diversi prodotti di carne è stata trovata una concentrazione di batteri di 50 volte oltre il limite consentito. In udienza sono stati sentiti come testimoni i due veterinari dell’Asl Gian Antonio Barbi e Mario Pavesi e il tecnico di laboratorio che li aveva condotti nell’azienda per svolgere le verifiche.

Secondo l’accusa, infatti, i due professionisti avrebbero lasciato la delega dei controlli ai titolari che poi avrebbero messo le etichette sui prodotti destinati alla vendita. Il processo è stato aggiornato al 30 gennaio quando è prevista la sentenza da parte del giudice in primo grado. Per il titolare Federico Osio è pendente una richiesta di patteggiamento a 2 anni e sei mesi, mentre l’accusa per i due veterinari chiede 5 anni per Barbi e 3 anni per Pavesi. Intanto, come scrive il Giornale di Brescia, in attesa che venga pronunciata la sentenza, il macello ha riaperto i battenti.

Ma non si chiama più Italcarni, bensì Adm. Tuttavia, sempre secondo quanto riporta il quotidiano, a livello di gestione non sarebbe cambiato nulla rispetto a quella precedente al sequestro. A guidarla, infatti, sembrano essere la moglie e la madre del titolare Federico Osio, che a sua volta non compare nella compagine visto il processo a suo carico. Non sarebbe nemmeno cambiato il numero di iscrizione alla Camera di Commercio e neppure la modalità della convenzione con il comune di Ghedi.

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