Lettere al direttore

La massiccia presenza di Renzi in Tv aiuta il No

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    Signor direttore,
    leggo in questi giorni con stupore che alcuni avversari della riforma costituzionale si sono rivolti al Agcom per protestare per la evidente sovraesposizione di Renzi su tutti i mass media che van (andavan) per la maggiore.

    Io credo che sia sbagliato codesto lamento, non perché non sia vero, ma perché è indubbio che tale sovraesposizione di Renzi non solo non dovrebbe essere contrastata ma dovrebbe essere invece stimolata sapendo quando sia antipatico ad una stragrande maggioranza di italiani che non vedono l’ora di toglierselo di torno. Questo suo agitarsi spasmodico, in un forsennato tour de force che meglio che vada può solo rovinargli la salute, è chiaro a tutti gli italiani che Renzi non si è sobbarcato ‘sta fatica per i loro interessi, ma solo ed esclusivamente per salvare la sua poltrona. Allarmato ormai, da quel che sente intorno a sé, che tra pochi giorni anche lui farà la fine dei più, e sarà l’ennesima anatra zoppa.

    In una realtà come la nostra, dove più di sei famiglie su 10 hanno un qualche disoccupato in casa, sentire ogni giorno la solita solfa sugli zero virgola, dove i soldi appaiono ad ogni telegiornale in fase di stampa come previsto dalla ricetta Draghi (una scelta editoriale che dovrebbe essere psicanalizzata), sentire Renzi affermare che il suo governo ha provocato una inversione di tendenza al trend precedente, uno – invece che ascoltare inutili cifre ballerine – si mette le mani in tasca e si accorge che le novità che gli sono chiare sono i cambiamenti in peggio delle sue condizioni di vita (per non parlare dei conti pubblici in costante peggioramento).

    Essersi inventato una riforma istituzionale per eliminare non il Senato ma l’elezione dei senatori da parte del popolo sovrano, e per sottomettersi ai dictat dell’Unione Europea che vuol metter sempre più becco nella legislazione italiana, non credo proprio che fosse tra le attese e le priorità degli italiani, italiani che in una minoranza molto esigua han dato un voto a Renzi (alle elezioni europee il 20% del corpo elettorale), mentre l’altro 80% che non lo vota o che non si aspetta da lui niente di interessante (quasi la metà degli elettori che non vanno più a votare) lui lo ha definito “un’accozzaglia” e questo per rendersi finalmente simpatico e sperare in un qualche voterello in più.

    Insomma per tornare a un vecchio detto, dopo di me il diluvio, come tutti gli indispensabili del mondo che nella storia non hanno lasciato traccia. Finiamola qui. Godiamoci questi ultimi giorni di campagna elettorale, godiamoci l’agitazione di Renzi e di tutti quelli preoccupati di quel che avverrà dopo (come se dopo cambiasse qualcosa di sostanziale).

    Come diceva Simone Weil, “il futuro è fatto della stessa sostanza del presente”; dopo il 4 dicembre, cambierà forse qualche faccia e poco più e i problemi da affrontare saran sempre gli stessi. Se vogliamo il cambiamento, incominciamo a renderci conto delle nostre magagne (ne abbiamo un po’ tutti, chi più chi meno) e vediamo come farvi fronte per provare a migliorare noi stessi e, di conseguenza, anche quel che ci sta intorno. Senza dimenticare che questa volta, andare a votare e bocciare la riforma è molto importante, per non contribuire al peggio che avanza.

    Alfredo Mori, Brescia

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