E’ un gamberetto? No, è un killer senza pietà

Arriva dalla Lousiana, allevato per la nostra tavola. Ma ora si sta diffondendo anche in natura. A scapito delle specie native. E della nostra salute.

Più informazioni su

(red.) Ospite indesiderato, da qualche anno è sbarcato a casa nostra dalla lontana Louisiana, nel Sud degli Stati Uniti d’America.
Prima è arrivato in Spagna, poi s’è insediato nelle acque dolci dell’Italia del Nord e anche in provincia di Brescia, diffondendosi lentamente ma inesorabilmente poiché è molto prolifico, molto aggressivo e abile a sopravvivere, assai adattabile e non ha trovato nemici naturali.
Stiamo parlando di un crostaceo praticamente sconosciuto a tutti noi, tranne ai pescatori: è il «Procambarus clarkii», detto anche gambero rosso della Louisiana, selezionato dall’uomo per avere un ciclo di vita breve ma alti tassi di fecondità.
Pensate che in pochi mesi può superare i 50 grammi di peso, mentre una femmina di soli 10 centimetri di lunghezza è in grado di produrre fino a 600 uova inoltre la specie è attiva sessualmente quasi tutto l’anno. Insomma, una manna per gli allevatori.
L’invasione di questo animaletto è abbastanza recente, ma secondo gli esperti è molto pericolosa perché tende ad avvenire a scapito delle specie autoctone.
Il «Procambarus clarkii» è infatti considerato tra i portatori di una malattia mortale che in Europa fa strage delle specie native, ma dalla quale sembra immune: è la cosiddetta peste del gambero, cioè l’afanomicosi, chiamata così perché causata dal fungo Aphanomices astacii.
Gambero_rosso_della_Louisiana1Il gambero rosso della Louisiana è arrivato in Italia negli anni Novanta, importato da qualche allevatore del Piemonte per commercializzarlo e  venderlo alla ristorazione.
Naturalmente ha ben presto lasciato i bacini artificiali e ha cominciato a diffondersi tutto attorno: prima nei fossi, poi nelle rogge, nei canali e nei fiumi.
Dal Piemonte è stato segnalato in Toscana, poi in Friuli e ora in Lombardia: pare che ormai i fossi della Bassa, oltre ai fiumi Adda e Oglio, ne siano pieni.
Allo stato selvatico scava tane e lunghe gallerie nei fondali da cui assorbe le sostanze tossiche che si depositano nel terreno, nutrendosi anche di microalghe che producono fitotossine. Per questo nelle nostre zone – già devastate dall’inquinamento industriale –  è sconsigliabile cibarsene, anche se qualcuno lo fa.
Di fatto, quindi, allo stato libero questo gambero non sarebbe commestibile. Inoltre sta facendo pian piano scomparire il già raro gambero da fiume italiano (Austropotamobius pallipes), del quale è più forte e resistente, sovrapponendosi al suo habitat.
Aggressivo e onnivoro, mangia vegetazione acquatica, uova, piccoli pesci e girini, nonché gli altri crostacei.
Insomma, dopo il pesce siluro è arrivato un altro pericolo per l’equilibrio naturale del nostro ecosistema delle acque dolci e anche questo per colpa dell’uomo.

Più informazioni su

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di QuiBrescia, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.