Morta incinta, padre si incatena al tribunale

Martedì mattina, gesto dimostrativo di un uomo che chiede giustizia. L'accusa ha chiesto l'archiviazione per il decesso in ospedale di Debora Mor e figlia.

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(red.) Martedì mattina 26 luglio gli agenti della Digos della questura di Brescia e alcune volanti che stavano iniziando il servizio di pattugliamento della città hanno notato un uomo incatenato a uno dei cancelli del tribunale di Brescia. Intorno al collo aveva un cartello con la scritta “Stiamo lottando per Debora e Emma”. A darne notizia è il Giornale di Brescia. L’uomo di 55 anni, residente a Mairano, è il padre di Debora Mor, la donna morta in ospedale nel 2010 al settimo mese di gravidanza. Nel dramma ha perso la vita anche la bambina che portava in grembo. L’azione dimostrativa segue la vicenda giudiziaria di cinque anni collegata alla doppia tragedia.
Secondo il padre che si è incatenato, da solo, al palazzo di giustizia, i medici che tenevano in cura la figlia e la futura nipotina non avrebbero fatto tutto il necessario per evitare la disgrazia. Il processo in corso proprio al tribunale di Brescia ha portato da una parte la presentazione di una serie di memorie dai parenti e dall’altra i periti dell’accusa a formulare le proprie istanze. Ma secondo il pubblico ministero non ci sarebbe alcuna responsabilità da parte dei medici e per questo motivo nei giorni precedenti al 26 luglio è stata chiesta l’archiviazione. Una decisione che ha spinto il padre di Debora al gesto plateale e con il quale intende chiedere giustizia.

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