Delitto Castenedolo, è iniziato il processo

Lunedì è partito il procedimento contro Alessandro Musini, accusato di aver ucciso nel 2015 la moglie Anna Mura. Ma sono dubbie le tracce a suo carico.

(red.) Lunedì 20 giugno alla Corte d’Assise di Brescia è iniziato il processo a carico di Alessandro Musini, l’operaio unico imputato per la morte della moglie Anna Mura, trovata senza vita in un lago di sangue nella loro casa di Castenedolo, nel bresciano. Era la primavera del 2015 quando la cronaca raccontava di quel delitto avvenuto in via Matteotti. Musini, che si trova detenuto nel carcere di Canton Mombello, è difeso dagli avvocati Andrea Pezzangora ed Ennio Buffoli che puntano sulla carenza di prove a carico dell’accusato. Infatti, non è mai stata trovata l’arma del delitto con cui è stato sfondato il cranio della donna e nemmeno tracce del dna dell’uomo sotto le unghie della vittima, magari in un tentativo di difesa.
Tra gli elementi portati nella prima udienza, ci sono un pezzo di un piercing di uno dei due figli della coppia che sarebbe stato trovato in un cassetto della camera da letto dove la donna è stata rinvenuta senza vita. Ma anche tracce di sangue nella stanza dove i due figli della coppia dormono, oltre che nell’auto di Musini. L’operaio, infatti, il giorno del ritrovamento della donna priva di vita, era fuggito sulla vettura restando irreperibile fino al pomeriggio del giorno successivo quando venne trovato in via Boves e arrestato. Di fatto, questa potrebbe essere l’unica pista alla base del capo di imputazione a carico dell’uomo.
Anche se l’operaio si era sempre giustificato dicendo di essere scappato per paura dopo aver trovato la moglie morta. Ma a questo si deve aggiungere anche il fatto che i rapporti tra i due coniugi fossero ai minimi termini, tanto che l’uomo avrebbe picchiato la compagna forse dopo aver saputo che questa avrebbe sentito un avvocato per avviare la causa di divorzio. Tra gli elementi presentati nel fascicolo d’accusa dal pubblico ministero Francesco Piantoni, ci sono anche le tracce di sangue trovate sui vestiti dell’uomo. La presidente della Corte Anna Di Martino ha aggiornato il processo al 29 giugno quando lo stesso giudice affiderà la perizia su quelle macchie. Si vuole capire se siano dovute al contatto che l’uomo ha avuto mentre soccorreva la donna o mentre la uccideva.

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