Italcarni, veterinari ammettono maltrattamenti

Gli imputati contestano, però, che ci siano legami con la carne contaminata e si difendono. Processo aggiornato al 26 luglio. Sentenza dopo l'estate.

(red.) Al tribunale di Brescia lunedì 30 maggio si è celebrata un’altra udienza del processo con rito abbreviato contro i due veterinari dell’Asl di Leno, Mario Pavesi e Gian Antonio Barbi, accusati per maltrattamento sugli animali, adulterazione alimentare, falso e violenza a pubblico ufficiale. La vicenda riguarda il macello Italcarni di Ghedi, nel bresciano, sotto sequestro da parte della procura dopo la scoperta delle pratiche che venivano adottate all’interno. Durante l’udienza davanti al giudice Cesare Bonamartini, sono intervenuti i consulenti dei due imputati e quello del pubblico ministero Ambrogio Cassiani. Dalla parte della difesa è stato ammesso il maltrattamento, ma contestato il possibile effetto sui batteri oltre i limiti di legge trovati nelle carni.
Secondo l’esperto invocato dai due veterinari, infatti, gli animali sarebbero stati uccisi prima di arrivare al macello e quindi i batteri non si sarebbero potuti propagare. L’accusa, invece, fornisce una versione contraria. I due medici dell’Asl sono accusati anche di non aver svolto i controlli dovuti e di aver delegato i responsabili interni nell’apposizione dei timbri di qualità sulle carni. Dalla parte della difesa, tuttavia, accusano anche il modo in cui sarebbero stati compiuti i prelievi sulla carne conservata e sequestrata dalla procura.
Il procedimento è stato aggiornato al 26 luglio quando continuerà la discussione, mentre la sentenza è attesa dopo l’estate. In quell’occasione il giudice si pronuncerà anche sulla richiesta di patteggiamento del titolare dell’azienda Federico Osio e di tre dipendenti. Si tratta di Bruno Ferrari, Mohamed Ablouche e Ndrmic Oxa dai 20 ai 22 mesi. Per Osio, invece, 2 anni e due mesi.

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