Lettere al direttore

Rifondazione Brescia: “Il culto del duce” intollerabile

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    Ci sia consentito di esprimere alle Signorie loro ed agli organi di stampa il nostro orrore e raccapriccio per l’iniziativa che una istituzione pubblica si accinge ad inaugurare nella cittadina nota in tutta Italia come lugubre chiusura di una locuzione che indica e riassume tutta la tragedia di una di una parte d’Italia che, ormai succube del diretto controllo e comando della follia nazista, ha contribuito con feroce determinazione a prolungare l’agonia di quel regime. Purtroppo una agonia che ha comportato il moltiplicarsi di sciagure e sofferenze inaudite delle popolazioni di tutta l’Italia del Nord, prima che l’offensiva finale delle truppe alleate, quasi ovunque precedute dalla sollevazione delle eroiche truppe partigiane, ponesse fine a questa oscena rappresentazione.
    Noi crediamo che nessuna proclamata “pacificazione” possa giustificare la parificazione dei protagonisti italiani degli ultimi anni e mesi di quella immane tragedia: non sono stati la stessa cosa i giovani che in montagna e in città, nella cascina e nel fienile si sono levati contro la barbarie, e chi fino alla fine ha persistito a combattere per la sopravvivenza del mostro, il più delle volte non per malinteso senso dell’onore o per rispetto dell’autorità, comunque instaurata, anche quando questa autorità era solo un burattino in mano straniera, e quale mano!
    Noi crediamo che la mostra intitolata “Il culto del duce” sia qualcosa che la nostra città e provincia non possa tollerare:
    – per il luogo, la città di Salò, come sopra si diceva
    – per l’ambiguità del titolo “Il culto del duce”, ed ancora più del sottotitolo “L’arte del consenso nei busti e nelle raffigurazioni di Benito Mussolini”, che sotto le mentite spoglie di una iniziativa storica e culturale, attua un realtà una esaltazione poco occulta della figura di Mussolini”
    – a questo si aggiunga la scelta simbolica della data di inizio e di chiusura della mostra, prevista per una durata di un anno da un 28 maggio ad un altro; e risulta incredibile e derisoria la giustificazione data dal direttore e responsabile della mostra, giustificazione consistente nel non essere bresciano e perciò nel non essere a conoscenza del significato del 28 maggio; ed a poco vale lo spostamento di un giorno della scansione temporale
    – questo si aggiunga ancora l’incredibile, straziante ludibrio di inaugurare la mostra con una sonata eseguita con “Il violino della shoah”: come non vedere in questo una ulteriore oltraggio alle vittime del nazismo e del fascismo, non solo ebree, ma di tutti gli sterminati nei lager? E come non vedere un ulteriore oltraggio nella intenzione dichiarata da direttore Giordano Bruno Guerri – dicono le notizie di stampa – di dedicare la sonata alle vittime di Piazza Loggia? Non sarebbe la beffa perfetta, che sarebbe stata gradita a quanti, nei giorni della strage, hanno festeggiato e banchettato? Quanto avrebbero gradito costoro essere accompagnati da musiche che confermavano l’obiettivo raggiunto?
    Per queste ragioni ci sentiamo di condividere il giudizio del professor Pino Mongiello, ex sindaco di Salò ed ex presidente dell’Ateneo salodiano, che in sintesi giudica l’iniziativa come di “Un metodo liquido per assicurare il culto del duce”.
    Si potrebbe chiedere: ma che cosa possono fare Prefetto e Questore di fronte ad una iniziativa culturale?
    Rispondiamo dicendo che per noi non si tratta di una iniziativa storica e culturale, ma prettamente politica, che dovrebbe allertare anche le autorità preposte in una città e in una provincia che sta vivendo da anni una endemica reviviscenza fascista, alla quale una iniziativa come quella di Salò non può che dare ulteriore impulso, alimentato anche dal fatto che episodi ripetuti ed eclatanti di violenza fascista, anche nel caso in cui sono avvenuti con piena evidenza, come a San Colombano, per fare un solo emblematico esempio, sono rimasti quasi sempre totalmente impuniti, o al massimo utilizzati per giocare agli “opposti estremismi”.

    La segreteria provinciale del Partito della Rifondazione Comunista

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