Inchiesta dializzati, pazienti preoccupati

24 associazioni si sono viste sequestrare i conti correnti per l'indagine sui rimborsi al km. Le realtà disponibili al trasporto restano solo 12.

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Ambulanza(red.) Il nuovo sequestro di conti correnti disposto dal giudice delle indagini preliminari di Brescia Carlo Bianchetti su richiesta del procuratore aggiunto Carlo Raimondi e ai danni delle ventiquattro associazioni di volontariato per il trasporto dei dializzati, ha mandato nel panico i pazienti. Dopo lunedì 25 aprile il tribunale del Riesame dovrà pronunciarsi sulla legittimità del primo sequestro, quello del 2015, quando erano stati coinvolti gli stessi sodalizi. Ma l’altra grana è arrivata prima di sabato 23 quando i depositi finanziari delle associazioni sono stati di nuovo bloccati, coinvolgendo nell’indagine anche l’Ats, ex Asl di Brescia. Per quest’ultima, infatti, l’accusa di abuso d’ufficio è diventata peculato. La vicenda fa riferimento a 1,4 milioni di euro di rimborsi sui chilometri nei viaggi eseguiti dalle ambulanze convenzionate. Somma, riferita al periodo dal 2011 al marzo del 2013, che secondo la procura sarebbe stata incassata dai sodalizi in modo illecito e autorizzata dall’Ats.
Le associazioni si smarcano da ogni accusa ritenendo di aver fatto tutto quanto previsto dalle legge. La questione riguarda il tipo di viaggio da rimborsare. Fino al dicembre del 2015 il servizio di trasporto era affidato tramite l’Ats e consentiva il rimborso da parte della Regione per il doppio viaggio. In pratica, dalla sede dei volontari all’ospedale, ritorno, di nuovo viaggio alla struttura sanitaria e nuovo ritorno con il paziente. Ma dal 2016 le norme sono cambiate, delegando non più all’ex Asl, ma alle aziende ospedaliere. E come detto, a soffrirne sono soprattutto i pazienti. Dopo l’inchiesta del 2015 era scoppiato un “terremoto”, tanto che le associazioni convenzionate per il trasporto dei dializzati, 185 su un totale di 843 nel bresciano, si sono dimezzate, da 24 a 12. Questo vuol dire che ci sono meno ambulanze disponibili per eseguire i viaggi e la situazione si aggrava tenendo conto che la media dei pazienti deve eseguire il trattamento fino a quattro giorni alla settimana.

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