Gambara, chiesto un anno per maresciallo

Il carabiniere Stefano Bartolini nel 2013 avrebbe registrato di nascosto una conversazione tra due colleghi. Sentenza il 4 marzo.

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Carabiniere(red.) Un anno di reclusione. E’ la richiesta formulata venerdì 5 febbraio alla Corte d’Assise di Brescia, presieduta dal giudice Vittorio Masia, da parte del pubblico ministero Ambrogio Cassiani per la cosiddetta “spy story” di Gambara, nel bresciano. Secondo l’accusa, nel 2013 il maresciallo dei carabinieri della stazione locale Stefano Bartolini, poi trasferito a Como, avrebbe “catturato” le conversazioni di due militari in caserma. Stando a quanto sostenuto dal pm, Bartolini avrebbe nascosto un registratore in un armadio all’interno di una stanza dove poi sarebbero arrivati i due colleghi Mariano Machì e Alberto Anello.
Sempre secondo l’impianto accusatorio, avrebbe registrato in modo privato quello che i due militari si dicevano perché avrebbero cospirato alle spalle del maresciallo attualmente imputato. Tanto che poi avrebbe scritto su un foglio quanto i due si erano detti. Il documento era poi stato trovato nel suo ufficio. Ma il maresciallo, al momento in servizio a Como, si è sempre difeso dall’accusa di illecite interferenze nella vita privata. Ha detto il materiale audio era contenuto in una chiavetta per computer che avrebbe ricevuto a casa in un pacchetto inviato da un anonimo. L’avvocato del carabiniere, Marino Colosio, ha chiesto che il suo assistito venga assolto. Il processo è stato aggiornato al 4 marzo quando sono previste le repliche e la sentenza.

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