Terrorismo, Lombardia a rischio attentati

E' l'unica regione italiana ad avere un potenziale di rischio pari a 10. Secondo il Lazio, con un punteggio di 6,8.

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terrorismo addestramento(red.) “Quello che abbiamo sempre sostenuto ora è confermato!” Esclama Gianluca Cioè, segretario generale del Silp Cgil di Brescia, uno tra i maggiori sindacati di polizia. Lombardia e Lazio sono le regioni più esposte al rischio terrorismo, secondo l’Italian Terrorism Infiltration Index 2015 ideato dall’Istituto Demoskopika. E’ stato pubblicato l’ultimo studio del Gruppo Italiano per le ricerche e opinione di mercato. Quello che emerge è una mappa delle regioni più a rischio potenziale di infiltrazione terroristica. Tre gli indicatori utilizzati: le intercettazioni autorizzate, gli attentati avvenuti in territorio italiano e gli stranieri residenti in Italia provenienti dai primi cinque paesi considerati la top five del terrore dall’ Institute for Economics and Peace (lep) nello studio “Global Terrorism Index 2014”.
La classifica vede a guidare la graduatoria la Lombardia, che con un punteggio pari a 10, risulta l’unica regione italiana a collocarsi nell’area a più alto rischio potenziale di infiltrazione terroristica. A seguire la regione Lazio (6,48 punti), e le altre regioni con punteggio inferiore. Solo per le intercettazioni oltre 7 mila “bersagli”. In Lombardia, Lazio e Campania le procure più “attive”. Dal 2005 al 2013, il numero dei bersagli, come vengono chiamate in gergo le utenze controllate, autorizzati dalle procure italiane per indagini relative a reati di terrorismo internazionale e interno è stato pari a 7.364 casi.
“I risultati di questa ricerca non sono per noi una novità”, dice Cioè. Per gli “addetti ai lavori” questo quadro è sempre stato chiaro e lampante. “Per questo”, continua il sindacalista, “abbiamo più volte denunciato pubblicamente i continui tagli economici e di personale per tutti gli operatori della sicurezza in provincia di Brescia. Negli ultimi anni viviamo una continua ed inesorabile diminuzione del personale. Il problema della sicurezza è strettamente legato a quello degli organici. Sempre meno le pattuglie sulla strada e di conseguenza meno controlli per far fronte ad un’emergenza crescente. I dati che leggiamo oggi sui giornali li abbiamo scolpiti durante il nostro lavoro quotidiano”.
Di importanza capitale nella nostra provincia sono gli uffici distaccati come il Commissariato di Desenzano del Garda, le sottosezioni di Polizia Stradale dislocate in punti strategici nel vasto territorio bresciano: “Avamposti della sicurezza di vicinanza e di presenza a fianco del cittadino. Presidi di legalità, come la Scuola Polgai, dove 200 allievi hanno appena iniziato il corso di un anno che li porterà a rafforzare gli organici della Polizia di Stato. Presidi antiterrorismo come la Sezione Operativa della DIA a Brescia. Vicinanza al cittadino come la Sezione di Polizia Ferroviaria della stazione o la Sezione di frontiera all’aeroporto di Montichiari o la Sezione di Polizia Postale in città”.
“Chiederemo, con tutti i mezzi a nostra disposizione, di inviare nuovo personale, almeno di recuperare in brevissimo tempo gli organici di tutti gli uffici di polizia che negli ultimi anni sono diminuiti a causa dei continui tagli economici. Ringiovanire il parco macchine in dotazione alla Questura e alla Polizia Stradale”. Autovetture ormai in affanno che ormai hanno percorso anche 250mila chilometri, senza soldi per revisioni o cambio pneumatici. “Chiederemo,” conclude Cioè, “anche il coinvolgimento della popolazione bresciana con volantinaggi o proteste in piazza con un obiettivo comune a tutti: rimuovere la regione Lombardia e la provincia di Brescia dalla classifica e vivere sicuri il nostro territorio”.

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