Lettere al direttore

Tav Brescia-Verona: il tracciato politico del Pd

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Tav(red.) Qual è il posto migliore dove far passare la Tav? I vigneti del Lugana e la disastrata bassa bresciana piena di cave e discariche, ma certo, secondo la direzione provinciale del Pd di Brescia non c’è tracciato migliore di quello che impedisce ai passeggeri dell’Intercity di scendere, cambiare e di salire sul treno ad alta velocità.
Davvero una grande idea, perché la Tav, su tracciato politico del Pd, arriverà così a un aeroporto semivuoto da 15 anni come quello di Montichiari. Meglio allora che una valutazione tecnica preceda e informi la volontà politica. La validità del vecchio  tracciato della Tav,  disegnato 20 anni fa, Brescia Verona – quello che passa per Montichiari – va allora stabilita  da una analisi costi benefici. Cioè da uno strumento moderno che non subisca le pressioni esterne di politica e costruttori e che si basi su valutazioni tecniche ed economiche oggettive. Occorre sapere se si ritiene ancora valido un lavoro obsoleto fatto dall’ex direttore del Ministero delle Infrastrutture Ercole Incalza, che assume come normali 70 milioni di costo a Km (a fine opera) della linea ferroviaria, che dava per buono un tracciato che resterà privo di passeggeri  visto che  non intercetta il traffico intercity di Brescia  e quello turistico del Garda.
E perchè ci si ostina con un modulo Tav da 300 km/h che esclude l’utilizzo dei treni merci e che è divoratore di suolo e di energia date le sue caratteristiche tecniche inadatte per un’area densamente popolata e policentrica. Il vecchio tracciato  ha anche il  difetto di distruggere la ricchezza prodotta dai vigneti del Lugana più di quanta non potrà generarne  una linea che tutti gli esperti dicono che resterà semivuota come accade oggi a sulla Milano-Torino anch’essa priva di fermate intermedie. L’importanza degli scali si misura per la loro efficienza e le loro tariffe aeroportuali e per la domanda di traffico che possono attirare.
Se per essere sviluppati si parte dal collegamento ad Alta velocità, e lo si isola, non ci siamo. Basti pensare che l’AV tocca pochissimi scali europei e tutti con un traffico attorno ai 60 milioni di passeggeri/anno come Parigi ed Amsterdam e non 10.200 come Montichiari. Una aggiornata  valutazione del progetto, chiesta in vario modo dal territorio bresciano e veronese,  e come chiesto dal Comune di Brescia, deve servire a correggere una logica delle grandi opere pubbliche non più sostenibile e non può essere cassata dal pronunciamento della direzione del PD.

Dario Balotta, Legambiente Lombardia

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