Sequestro Macogna, tre indagati per rifiuti

La procura di Brescia ha aperto un'inchiesta sulla discarica sequestrata per alcuni scarti non conformi. E la tav vuole usarla per gli esuberi.

Macogna(red.) La vicenda della cava Macogna, nel bresciano, di proprietà della Drr di San Polo per stoccare i rifiuti inerti dell’Alfa Acciai, ma sequestrata dopo la scoperta di alcuni parametri chimici oltre il limite, sta avendo conseguenze anche giudiziarie. Come riporta Bresciaoggi, il pubblico ministero di Brescia Silvia Bonardi che sta conducendo l’inchiesta, ha fatto iscrivere tre persone nel registro degli indagati. Sono Claudio Gaffurini a capo della Drr, Sergio Gaffurini di Nuova Beton che gestisce il trasporto ed Ettore Lonati dell’acciaieria da dove sono arrivate le scorie da smaltire. I sigilli sulla cava sono stati posti l’11 settembre dopo le analisi condotte dall’Arpa e che hanno certificato in parte quanto avevano notato i cittadini del comitato contrario alla discarica attraverso un laboratorio privato. In particolare, bario, molibdeno e Tds oltre i limiti.
La Drr attende le contro analisi, mentre martedì 22 settembre la procura di Brescia ha affidato l’incarico a un perito per verificare i rifiuti presenti nella cava. Con lui c’è anche il legale Federico Randazzo scelto dai Comuni di Berlingo, Rovato e Travagliato che si sono costituiti parti civili. Sempre martedì c’è stato un sopralluogo iniziale, mentre sulla vicenda c’è anche la giustizia amministrativa che dovrà pronunciarsi a giugno del 2016. La cava è stata sequestrata per la presenza, secondo la procura, di scorie di fusione con concentrazioni di eluato oltre il limite di legge. Alcuni parametri chimici sono risultati fuori norma e di fatto la proprietà della cava non avrebbe rispettato le indicazioni presenti nell’autorizzazione della Provincia del 2013. Per gli indagati l’accusa è di conferimento di rifiuti non conformi e gestione di discarica non autorizzata.
Ma sul fronte della Macogna, si inserisce un altro capitolo. I materiali inerti provenienti dai lavori della tav Brescia-Verona prevista nel 2016 potrebbero essere stoccati proprio nella cava attualmente sotto sequestro. CepavDue che si occupa della questione, in agosto ha scritto al Ministero dell’Ambiente inviando il documento sui dati di quel sito dopo il diniego su altri luoghi per la valutazione di impatto. L’idea iniziale era quella di aprire sette cave dove portare materiali di scarto, ma i Comuni non erano d’accordo. Così il consorzio, nella lettera inviata al Ministero, ha proposto di usare aree esistenti per i pezzi da cava e la Macogna per gli esuberi. Ma resterà ferma, salvo disposizioni della procura.

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