Il Bigio sta in cantina, ‘il Miglio’ sta in città

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    bigiodi Giorgio Vicario.
    La cronaca politica bresciana , da qualche tempo, “ irrompe” e si “ confronta “ su una questione che riguarda , oltre che a una pulsione ideologica, la storia e l’arte che, nel tempo, hanno trasformato la nostra città: Bigio sì, Bigio no in Piazza Vittoria. La statua del Dazzi è certamente un simbolo del ventennio fascista a Brescia. Ma lo è tutta Piazza Vittoria, dal palazzo delle Poste a quello delle Assicurazioni, all’Arengario (pulpito da cui lo stesso duce parlò ai tempi ma luogo da cui comiziarono Togliatti e De Gasperi). La ristrutturazione della piazza attualmente vede una “vasca” vuota e un triangolo d’acqua raso terra per bagnarsi piedi perché fa “tanto moda“.Qualcuno è favorevole e qualcuno contrario al ritorno del colosso nella piazza.
    A questo proposito mi viene in mente un episodio della restaurazione del 1815. Vittorio Emanuele I, volendo cancellare i segni della presenza francese in Piemonte, decise di abbattere anche i ponti che Napoleone aveva fatto erigere. Fu fermato da qualche cortigiano, conservatore ma non stupido, che argomentò, convincendo il sovrano, che sui ponti ci si va con i piedi….
    statua BigioLa motivazione degli anti-Bigio è dunque davvero debole come quella del sovrano piemontese: molte piazze, edifici scolastici e non, statue e altro dovrebbero essere demolite e non solo a Brescia. Ma se le motivazioni per decidere sul riassetto di una piazza si limitano a una questione ideologica, sarebbe utile spiegare ai cittadini bresciani anche il senso dell’orrendo mezzobusto in piazza Garibaldi di cotale Gianfranco Miglio da Como, ritenuto l’ideologo della Lega Lombarda.
    Personalmente lo ritengo una grave provocazione: un separatista a pochi metri dall’eroe dei due mondi che tanto si batté per l’unità d’Italia. Sta di fatto che, mentre un tempo si affidavano ad artisti opere che avessero un significato importante per la storia e la cultura di una città, negli ultimi anni, l’alternarsi di amministrazioni locali di diverso credo, ha finito per utilizzare questi fatti per misera propaganda politica e scarsissimo valore artistico.
    Inaugurazione busto intitolato a Gianfranco MIglioSe il Bigio richiama il fascismo, Miglio richiama il leghismo con la differenza che il primo, alto sei metri, è stato realizzato a completamento di una piazza, mentre il secondo, alto come mezza zampa del cavallo di Garibaldi, è là solo per la soddisfazione di iscritti e simpatizzanti della Lega separatista e populista.
    L’attuale amministrazione, sulla questione, ha scelto il silenzio. Scelta di comodo che non scontenta e non accontenta nessuno. Ma occorrono capacità e coraggio per dirigere la vita di una città. A volte non guasterebbe anche un pizzico di umiltà nel confronto con esperti ma anche con i bresciani e la brescianità.

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