Brescia, la ricetta Scalvini per il welfare

L'assessore alle Politiche sociali propone l'eliminazione dei progetti che si basano sull'offerta economica al ribasso, puntando invece sulla co-progettazione.

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    consiglio comunale giunta delbono(red.) Si è svolto lunedì 27 aprile il Consiglio comunale di Brescia nel corso del quale, oltre all’approvazione del bilancio consuntivo 2014 (contestato dalle opposizioni, che hanno votato contro) e alla variazione legata alla rinegoziazione del mutuo per saldare il conto Metrobus, si è svolto il confronto sul Piano di zona.
    L’assessore alle Politiche sociali, Felice Scalvini (già oggetto di attacchi da parte dei partiti di opposizione sul presunto conflitto d’interessi) ha proposto un riassetto del settore sociale, che deve tenere conto degli inevitabili tagli al bilancio, mettendo sul tavolo la sua personale riceta, basata sull’eliminazione dei progetti che si basano sull’offerta economica al ribasso, puntando invece sulla qualità delle proposte alle famiglie e ai cittadini, in una sorta di co-progettazione degli stessi.
    Di cosa si tratta in concreto? Il Comune di Brescia sceglierà di non affidarsi più ai bandi di gara per l’assegnazione dei servizi nel settore sociale, sostituendoli quindi con procedure fondate su tavoli tra Comune e soggetti del terzo settore. Una innovazione che lo stesso Scalvini ha definito “una scommessa” assumendosi la responsabilità di un eventuale fallimento.
    Il piano Scalvini è stato contestato dalle opposizioni che l’hanno tacciato di “scarsa trasparenza” e di mancanza di “sostenibilità economica e funzionale”, ma alla fine è stato approvato, anche dalla minoranza (ad eccezione del Movimento 5 Stelle che non era in aula).

     

     

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