Lettere al direttore

Coppie di fatto, i diritti non sono a somma zero

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    Coppie-di-fatto(red.) La lettera dei cosiddetti laici cristiani sul tema delle unioni civili resa pubblica nei giorni scorsi, più che favorire «un dialogo sereno» come dichiara, in realtà acuisce le divisioni, impedisce possibilità di mediazione e confronto e rappresenta un pauroso salto all’indietro sul piano del dibattito.
    Nel testo, oltre a una buona dose di strumentalità politica, c’è infatti una gerarchizzazione di tipo etico che non pochi hanno trovato offensiva e si fa spazio un’idea che nei fatti nega il concetto stesso di laicità dello Stato.
    Sarebbe grave che un Consiglio Comunale, così come qualsiasi altra istituzione democratica, si facesse condizionare da questo arretramento. È falso inoltre, a differenza di quanto affermano i sottoscrittori del documento, che in ambito locale «sia illegittimo» intervenire, nei limiti delle competenze, su tali questioni. Ma, oltre all’aspetto di competenza, sostenere che tutto debba essere deciso in parlamento e nulla possa esssere fatto in consiglio comunale è un modo per declinare responsabilità.
    A inizio anno il vescovo di Brescia Mons. Luciano Monari osservava che, non essendo questa questione di fede, la domanda che ci si deve porre è se il riconoscere le diverse forme di convivenza aggiunga o tolga qualcosa al nostro vivere civile.
    La nostra risposta è affermativa: riconoscere l’esistenza di migliaia di coppie di fatto, aggiunge diritti per chi ora non ne ha ed aiuta la convivenza civile dentro un contesto istituzionale e comunitario di laicità che rispetta le convinzioni etiche e religiose di tutti senza la pretesa di fare gerarchie. I diritti non sono a somma zero e dare ad alcuni non significa togliere ad altri. Anzi.

    Cgil Camera del Lavoro di Brescia

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