Pd Brescia: identità cercasi disperatamente

In città Giorgio De Martin nelle critiche per l'eccessiva sudditanza verso la giunta. In Provincia Michele Orlando isolato dalle correnti.

de martin(v.p.) Il detto che il centrosinistra sia più bravo a fare opposizione piuttosto che a governare è, certamente, una vecchia leggenda metropolitana senza fondamento. Perlomeno a Brescia dove, a parte la parentesi della giunta Paroli, per più di vent’anni una coalizione tra ex Dc e post comunisti ha guidato palazzo Loggia. Che poi l’abbia fatto sempre bene è un’altra faccenda.
Oggi, comunque, il Partito democratico che a Brescia governa la città, la Provincia, e  la maggioranza dei municipi, si trova effettivamente in difficoltà per una serie di questioni soprattutto interne.
IN CITTA’ IL PARTITO HA PERSO SMALTO. Il segretario cittadino del Pd, Giorgio De Martin, in questi ultimi mesi appare un po’ spaesato. Tutti gli riconoscono il merito storico di aver appoggiato da subito un candidato sindaco come Emilio Del Bono, messo in pista  con lo scomodo ruolo di outsider osteggiato dalla vecchia nomenklatura del partito e risultato alla fine vincente grazie al grosso lavoro fatto sulla base dei votanti. Ma ora la stella di De Martin risulta piuttosto appannata nei circoli, forse anche a causa di alcuni atteggiamenti anticonformisti del segretario.
Molti lamentano il fatto che le attività politiche e di coordinamento si siano fatte sempre più rare e che la segreteria abbia rinunciato a esercitare un ruolo di stimolo nei confronti dell’amministrazione municipale. Per questo nella base del partito i mugugni cominciano a farsi sentire.
All’epoca di Paolo Corsini era Gianbattista Ferrari a fare da contraltare al primo cittadino, anche se spesso con scarsi risultati pratici. Ma oggi il segretario cittadino è troppo debole per far sentire la propria voce a una personalità forte come quella di Del Bono, il quale – come quasi tutti i sindaci vincenti delle grandi città italiane – tende a decidere senza ascoltare il partito che lo ha espresso. Il risultato è che il Pd non è minimamente incisivo nelle scelte dell’amministrazione.
michele orlando candidato segreteriaIN PROVINCIA SI CERCA UNA LINEA CONDIVISA. Se la segreteria cittadina si trova in una fase di declino, ancor più intricato è il coordinamento provinciale. Michele Orlando, infatti, si è subito trovato in difficoltà nel raccogliere l’eredità di Pietro Bisinella.
Orlando, ex Ds, è isolato dagli uomini storicamente legati all’ex Margherita, che fanno cerchio intorno al consigliere regionale Gianantonio Girelli. Mentre la componente renziana – guidata dall’alleanza tra Alfredo Bazoli e Antonio Vivenzi – nonostante il forte consenso iniziale si è indebolita dopo la nomina a premier del segretario nazionale del Pd. E non sembra abbastanza strutturata, anche per il limitato peso politico dei leader locali.
Il Cipec, invece, l’area guidata da Claudio Bragaglio e Corsini, non sembra interessato ad attivarsi per tessere alleanze a favore dell’ex sindaco di Roncadelle.
Dunque tutto si complica, a vantaggio dell’unico a poter contare su una struttura: Girelli. Dalla regione, il consigliere ex-Margherita ha aspramente criticato le scelte della segreteria per le elezioni del presidente della Provincia, Pierluigi Mottinelli, definendo gli uomini al comando inadeguati, e lamentando la mancanza di un dialogo interno, necessario per individuare errori e scelte sbagliate.
Insomma, nel Pd dei rottamatori e dei giovani rampanti, la corrente più forte e meglio organizzata resta quella costruita sui resti della vecchia, grande e grassa balena bianca.

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