Padre uccide il figlio al culmine di una lite

L'omicidio è accaduto intorno all'ora di pranzo alla Pendolina. Sergio Zucca è morto in ospedale per le coltellate inferte dal papà.

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    ambulanza-10(red.) Ha ucciso il figlio 40enne a coltellate, forse al culmine di una lite, e poi ha chiamato i Carabinieri. E’ accaduto intorno all’ora di pranzo di mercoledì 19 novembre, nel quartiere Pendolina di Brescia, in via Rotonda Montiglio.
    La vittima, Sergio Zucca, è spirata in ospedale per i colpi ricevuti (prima con un martello alla testa, poi con un coltello in pancia), anche il padre Franco, 72 anni, è stato ricoverato in ospedale per alcune ferite di arma da taglio ma non sarebbe in pericolo di vita.
    La lite poi trasformatasi in tragedia si sarebbe consumata in casa dove i Carabinieri di Brescia stanno ancora facendo i rilievi e che ora è sotto sequestro. Il padre, che ha avvisato lui stesso i carabinieri  consegnando loro il martello e il coltello con lama da 43 centimetri con cui ha ucciso il figlio, è stato tradotto in carcere a Brescia con l’accusa di omicidio.
    L’anziano, vedovo da alcuni anni e padre di altri due figli oltre a Sergio, davanti al sostituto procuratore Carlo Pappalardo. si è avvalso della facoltà di non rispondere, assistiti dal suo legale, l’avvocato Stefania Amato, si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al sostituto procuratore Carlo Pappalardo.
    Secondo quanto è emerso, Sergio Zucca era da poco tornato a vivere con il padre, dopo la separazioen dalla moglie con cui ha avuto due figli. Disoccupato da alcuni mesi, dopo avere aperto una pescheria in via Don Vender, che ha chiuso per fallimento. L’attività era stata avviata con l’aiuto del padre. Il 40enne soffriva di disturbi psicologico e le dicussioni con il padre era frequenti. Franco Zucca, addirittura, sembra che fosse costretto a somministrare di nascosto le terapie farmacologiche prescritte al figlio, descritto come violento e rissoso. In passato, il 40enne era stato denunciato per danneggiamenti.
    Una vicenda che richiama alla memoria un altro grave fatto dis angue, avvenuto nel quartiere San polo a Brescia, nel dicembre del 2011, quando Concetta Cottone, 76 anni all’epoca dei fatti, uccise a colpi di scopettone la figlia disabile di 49 anni, Assunta Arveri, gemella di Antonietta, pure sofferente di disturbi psichici.
    La tragedia si era consumata in un appartamento di via Raffaello dove la anziana donna viveva con le due figli malate a cui provvedeva.
    Concetta aveva  spiegato di essere esausta, stremata dalla malattia psichica della figlia, dai comportamenti vessatori di Assunta, che era appena stata dimessa dall’ospedale di Montichiari dove era stata ricoverata per una decina di giorni e sottoposta ad una nuova terapia.

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