Nomade (e latitante) ma con villa di lusso

La donna, ufficialmente residente nel campo di Bedizzole, era intestataria di un terreno a Boltiere. Nella rete della Gdf anche 9 imprenditori bresciani.

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    (red.) Ufficialmente era una nomade, con roulotte nel campo di Bedizzole (Brescia), nella realtà la sua latitanza (era ricercata per numerosi reati contro il patrimonio) la stava trascorrendo in una villa di Boltiere, nella bergamasca. A metter fine alla sua “fuga” dorata gli uomini della Guardia di Finanza di Seriate in una maxi operazione contro le frodi fiscali, caporalato, intestazione fittizi di beni, falso e riciclaggio, che ha interessato anche il bresciano dove sono finite nei guai 33 persone, nove delle quali indagate.
    In manette è finita (di nuovo) E. J.. 28enne rom con tre figli e numerosi alias. La dona risultava intestataria, come prestanome, di un terreno. La 28enne nomade doveva ancora scontare oltre sei anni di carcere per una serie di condanne diventate definitive. A lei i finanziaeri sono arrivati incrociando i dati sui titolari di diversi beni immobili finiti sotto al lente della procura. Sottoposta ad accertamenti Afis (Sistema Automatizzato di Identificazione delle Impronte) risalendo ai vari “alias” utilizzati, è stato possibile così ricondurre E.J. alla persona destinataria del provvedimento, procedendo al suo arresto. La donna è stata condotta in carcere a Bergamo.
    Nel corso della medesima operazione, le fiamme gialle hanno anche scoperto frodi fiscali nel settore dell’edilizia: omesse dichiarazioni, indebite compensazione di crediti Iva, emissione di fatture per operazioni inesistenti, distruzione o occultamento della contabilità e illecita somministrazione di manodopera, sono i reati contestati a A.A. di Credaro, amministratore di fatto di due società aventi sede a Milano, unitamente a M.T. di Credaro, S.B. di Adrara San Rocco, legali rappresentati delle società ed al loro commercialista T.M. di Milano.
    Nel mirino della Finanza le società “F. Costruzioni” e “New Servize”, gestite personalmente da A.A. (già condannato per frode), con la collaborazione di M.T. e S.B., i quali ne risultavano ufficialmente gli amministratori. ne è emerso che oltre agli illeciti amministrativi, un gran numero di lavoratori, formalmente alle dipendenze delle citate società,risultavano invece essere alle dirette dipendenze di altre aziende. Un sistema utilizzato per  risparmiare, omettendo gli esborsi contributivi (che venivano coperti con le compensazioni dei falsi crediti Iva), e per risultare più concorrenziali sul mercato, operando concorrenza slealenei confronti delle altre imprese.
    Il danno all’Erario è stato quantificato in 31.327.520 euro di base imponibile non dichiarata ai fini delle imposte sui redditi, 5.850.562 euro di Iva evasa, 7.022.129 euro di crediti d’imposta fasulli, oltre a 6.811.924 euro di fatture per operazioni inesistenti emesse nei confronti di imprese clienti, aventi sede principalmente nelle province di Brescia, Bergamo e Milano.

     

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