A35-Brebemi, “project financing atipico”

I soldi impresetati sono garantiti dal Tesoro. Banche che imprestano soldi di altri istituti finanziari e incassano li oneri. L'inchiesta del sito Italiasalva.it.

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(red.) La Brebemi è stata una grande opportunità per ampliare le infrastrutture lombarde, oppure è stata un costo a carico dei contribuenti? L’autostrada è un project financing puro, oppure i soldi li ha messi pantalone? I rischi finanziari sono a carico di Brebemi spa, delle banche, oppure di un altro ente?
Interessante inchiesta pubblicata sul sito internet Italiasalva.it. In un articolo firmato da Luigi Ciotta, sono state verificate una serie di questioni legate al progetto. Ecco il testo integrale dell’articolo.

L’autostrada A35, nota anche con la sigla BreBeMi, collega dal luglio 2014 le città di Milano e Brescia con un percorso posizionato più a sud rispetto al tracciato dell’autostrada A4.
Nonostante il collegamento tra il capoluogo lombardo e Brescia fosse già assicurato dall’autostrada Serenissima, la A4, una soluzione alternativa si è mostrata di anno in anno più impellente. L’ampliamento del 2007 delle corsie del tratto dell’A4 Milano-Bergamo a quattro per senso di marcia, più corsia di emergenza, fu considerato insufficiente e così, nel 2009, sono  partiti i lavori in project financing, a totale carico di privati, per la nuova autostrada. Dopo 5 anni di lavori e 2,4 miliardi di euro corsie deserte, I privati hanno fatto un cattivo investimento, oppure non è andata così?
La stima iniziale prevedeva un esborso di 1,42 miliardi da recuperare attraverso il pedaggio,
il più alto d’Italia. L’esborso totale, inclusi gli oneri finanziari, è stato di 2,4 miliardi. I transiti languono e di conseguenza le entrate per il colosso BreBeMi Spa. Una congiuntura di questo tipo avrebbe messo in seria crisi qualsiasi società, ma non la BreBeMi; Perchè? BreBeMi Spa è controllata al 79% da Autostrade Lombarde SpA, e una serie di soci minori. La compagine azionaria può essere scomposta in 3 principali aggregati.
Il consorzio BBM, capitanato da Pizzarotti, Unieco e CCC Società Coperativa, che scuce, direttamente e indirettamente, 81,6 milioni di euro. La controparte è una commessa da 1,611 miliardi di € senza gara di appalto, aggiudicata senza alcuna procedura competitiva. Le Banche che  abbandonano la loro attività core per entrare nel capitale di BreBeMi; Intesa è la maggiore azionista dell’operazione, con un esborso di 111,5 milioni. La controparte è una buona fetta degli oneri finanziari, 800 milioni di euro, su un capitale fornito da CdP. Il pubblico partecipa con quote minori. Comuni, Province, Camera di Commercio o aziende partecipate da Stato e enti locali.
In realtà il pubblico è stato determinante per l’operazione; lapartita richiedeva un finanziamento in tranche per un valore complessivo di 1,8 miliardi di euro. Immaginate nel 2011, in piena crisi di liquidità, quale banca potesse erogare simile finanziamento. Nessuna. I soldi li hanno, infatti, erogati per 700 milioni la Bei (Banca Europea per gli Investimenti) e per 819 la Cdp (Cassa Depositi e Prestiti, alias il Tesoro), ma non direttamente. Li prestano alle banche commerciali che poi prestano a BreBeMI.
Il rischio dell’operazione non è in capo alle banche.
La provvista fornita dalla Bei viene garantita da Sace, alias il Tesoro. I regali non finiscono qui, è alla firma un provvedimento governativo che prevede la defiscalizzazione dell’opera. Lo Stato italiano rinuncia a incassare Iva, Ires, Irap dalla BreBeMI. In conclusione, il progetto era insostenibile e l’opera irrealizzabile, probabilmente non era neanche utile. Solo la provvista a tasso agevolato e la defiscalizzazione statale hanno reso l’opera una grande occasione per i privati.

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