M5S: «Numeri identificativi degli agenti in servizio»
E' la proposta di legge, illustrata dal senatore bresciano Vito Crimi, «per dare un nome e un volto ai responsabili di atti di violenza "in divisa"».
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(red.) «Paolo Scaroni è un tifoso bresciano. Il 24 settembre 2005 viene picchiato selvaggiamente da alcuni agenti di polizia, che lo rendono invalido a vita. La violenza si compie al di fuori della partita, lontano dagli scontri. Il Tribunale di Brescia ha stabilito con sentenza di primo grado che sì, alcuni agenti di polizia hanno malmenato Paolo fino a renderlo invalido per il tempo che gli resta da vivere. Ma i giudici non hanno potuto identificarli con certezza, perché non ci sono strumenti idonei a risalire alle loro identità. Dunque gli agenti indagati (sospettati di essere gli autori della violenza) sono stati assolti. È solo uno dei tanti casi di violenza senza nome».
Lo scrive, sul suo profilo Facebook, il senatore bresciano del Movimento 5 Stelle Vito Crimi che ha annunciato che il suo gruppo parlamentare («per dare un nome e un volto ai responsabili di questi atti di violenza “in divisa”») ha avanzato una proposta di legge per introdurre l’obbligo di numeri identificativi per il riconoscimento degli agenti in servizio di ordine pubblico (ddl n. 1307: http://goo.gl/
«Martedì 5 agosto (alle 14)- scrive Crimi- sarò relatore del disegno di legge in commissione affari costituzionali al Senato”. Il senatore grillino avverte però che non si tratta di «una norma punitiva nei confronti degli agenti di polizia. Al contrario, si pone come obiettivo la tutela degli ufficiali che svolgono il loro lavoro con equilibrio e raziocinio, onestà e impegno».
«Tengo a precisare- prosegue Crimi- che nella nostra proposta il numero identificativo è anonimo: soltanto le rispettive amministrazioni
In ultimo, una precisazione «per coloro che prevedibilmente
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