Stamina, «Ministero non può agire su giudici»

Lo ha detto il ministro della Giustizia Andrea Orlando sul caso delle ordinanze che autorizzano i trattamenti.

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(red.) Il Ministero della Giustizia «non ha il potere di intervenire nel merito delle decisioni dell’autorità giudiziaria». Lo ha detto il ministro Andrea Orlando, in audizione in Senato, in relazione alle ordinanze che autorizzano i trattamenti secondo il metodo Stamina: «C’è libertà di interpretazione del giudice», ha sottolineato.
«Sarà necessario attendere la relazione finale del Comitato scientifico per un inquadramento definitivo» della vicenda Stamina, ha affermato.
«Gli accertamenti degli uffici del ministero della Giustizia sono ancora in corso», ha spiegato Orlando, in merito alle ordinanze dei tribunali sulle richieste di accesso al metodo Stamina. Al termine del lavoro, ha annunciato, «non mancherò di comunicare gli esiti». Orlando ha quindi precisato che l’ambito possibile per le verifiche è però «solo quello delle motivazioni; questo è il punto» relativo alle ispezioni.
Sul caso Stamina «si registrano decisioni contrastanti dai giudici del lavoro: in questo senso va detto che il vaglio ex articolo 700 del Codice è un vaglio sommario che si esprime sull’elemento dell’esigenza di tempestività dell’intervento», ma «è un vaglio che non può colmare il vuoto normativo». «’Non siamo di fronte a un giudicato» che esprime il punto di vista della giurisdizione, e «ciò spiega la difformità» di giudizi.
«I giudici hanno ritenuto prevalente la tutela del bene salute, tutelato dalla Carta costituzionale», ha affermato il ministro della Giustizia. La vicenda, ha affermato Orlando, «sarà seguita con attenzione: l’orientamento prevalente è stato per la concessione delle cure» ma il «monitoraggio di tali decisioni sta continuando da parte dei miei uffici». In «due sole pronunce – ha ricordato Orlando – si è negato l’accesso alla terapia: da parte dei tribunali di Genova e Torino».
Sul caso Stamina «l’informazione ha più di una volta ceduto alla tentazione del sensazionalismo, sfruttando l’immagine di bambini malati». Lo ha affermato il Garante della privacy, Antonello Soro, in audizione in commissione Sanità al Senato: «E’ stata violata – ha sottolineato – la dignità e il diritto del minore a non vedere esibita la propria infermità». Tutto ciò, ha rilevato Soro, «vale a maggior ragione per l’informazione online».
Il giudice della sezione lavoro del tribunale di Livorno si è riservato la decisione sull’istanza presentata il 4 luglio dalla famiglia della piccola Sofia per consentire la prosecuzione delle cure alla bambina. L’istanza era stata presentata al tribunale civile sezione lavoro di Livorno per fissare l’ esecuzione dell’ordinanza del giugno del 2013 che imponeva la prosecuzione del trattamento già iniziato e poi «sospeso immotivatamente – spiega l’avvocato della famiglia Federico Scavetta – nel dicembre 2013».
Mercoledì 23 luglio è stata discussa l’istanza di fronte al giudice della sezione lavoro del tribunale di Livorno, che si è riservato la decisione, mentre gli Spedali Civili di Brescia si sono costituiti eccependo inammissibilità del ricorso presentato dalla stessa famiglia De Barros. «La piccola Sofia dopo miglioramenti ha cominciato a peggiorare tanto che è stata ricoverata al Mayer di Firenze – ha proseguito Scavetta – e il 24 giugno a Brescia abbiamo fatto accesso ospedale per esecuzione forzata del provvedimento del giugno 2013, ma non abbiamo trovato medici disponibili e il direttore dell’ospedale non ha ritenuto di emettere ordine di servizio. Per questo, in attesa della decisione del giudice sull’istanza che abbiamo depositato a inizio luglio, verrà inoltre presentato alla Procura di Brescia un esposto denuncia per mancato ottemperamento di un ordine di un giudice e per l’aggravamento delle condizioni della bambina».
«Sofia è rimasta senza cura per sette mesi – ha aggiunto il padre della piccola Sofia, Guido De Barros alla fine dell’udienza di merocledì – durante i quali ha avuto un vertiginoso peggioramento. Noi oggi siamo qui per ribadire un diritto ampiamente dimostrato e garantito dalle leggi vigenti e dalle ordinanze già passate in giudicato, per riportare Sofia a godere dell’unica terapia alternativa all’accompagnamento verso la morte con il costante aumento di sedazione e psicofarmaci proposto dalla scienza medica ufficiale».
La trasmissione Le Iene, «mostrando immagini di minori, è stato un programma illecito rispetto alla normativa vigente». Lo ha detto il Garante della privacy, Antonello Soro, in merito alla vicenda Stamina, intervenendo in audizione in commissione Sanità al Senato. Riferendosi quindi alla pubblicazione di immagini di bambini malati nell’ambito della vicenda Stamina, Soro ha sottolineato come in alcuni casi vi sia stato il consenso dei genitori:«Ovviamente, ed anche prescindendo dai limiti che incontra la disponibilità, da parte dei familiari, di un diritto fondamentale quale quello alla protezione dati e alla dignità – ha affermato – tale scelta è alquanto discutibile e sconta forse, almeno in alcuni casi, l’ignoranza, da parte degli stessi familiari, dei rischi connessi all’uso della rete per la divulgazione di dati e immagini. Chiama però in causa la responsabilità e la deontologia dei giornalisti la successiva divulgazione di questi stessi filmati, e pur con il consenso dei genitori, in servizi giornalistici come quelli de Le Iene».
Sorto ha inoltre ricordato il caso di un video «ritraente l’immagine in chiaro di una bimba malata, con addirittura l’indicazione delle generalità sue e della madre, diffuso tramite Youtube dal Movimento pro Stamina Italia». Il video è stato bloccato dal Garante: «L’ordine di rimozione del video è stato rivolto anche a Google Italy, così da interrompere – ha detto Soro – la violazione amplificata dalla reperibilità su Youtube del video».

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