Prostituzione, due carabinieri in manette

I militari sono tra gli 11 indagati nell'ambito dell'inchiesta ullo sfruttamento della prostituzione in alcuni night club della provincia bresciana.

(red.) Anche due carabinieri sono tra le undici persone arrestate a Brescia nell’ambito dell’inchiesta della Procura sullo sfruttamento della prostituzione in alcuni night club della provincia bresciana.
Fra i locali finiti sotto sequestro (quattro in tutto) il Lap 69, la Sala Bingo di Mazzano e il Burlesque di Rovato e il Red Beer di Rivarolo Mantovano.
In carcere sono finite nove persone, tra cui i militari dell’Arma, uno in servizio nel bresciano e l’altro nel cremonese, e due degli indagati sono invece ai domiciliari.
L’ppuntato dei carabinieri Fabrizio Sgrò, in servizio a Mazzano, conosciuto nel mondo sportivo per aver giocato per anni nella Pallanuoto Brescia, deve rispondere d’associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione e corruzione. Favoreggiamento della prostituzione è invece l’accusa per il del collega pari grado Vituccio Macagnino, in servizio a Torre de’ Picenardi ed arrestato mentre si trovata in vacanza in Puglia.
Secondo gli inquirenti, Sgrò era l’uomo di fiducia di Gianbattista Rossi, 56enne titolare di sale bingo, concessionarie auto e di nautica e del figlio Michele, 35 anni. L’appuntato sarebbe stato una sorta di “factotum” di Rossi.
Entrambi i carabinierisono stati rinchiusi, in isolamento, a Canton Mombello e a Verziano.
L’inchiesta ha preso il via nel 2013 sulla base di alcuni atti intimidatori ai danni del Burlesque di Rovato, culminati con l’esplosione di sei colpi di pistola contro il locale.
I carabinieri ahnno così scoperto che  Giuseppe Papaleo, originario di Crotone ma domiciliato a Predore nella Bergamasca e attualmente residente negli Emirati Arabi Uniti, aveva fatto da mediatore per la cessione del Burlesque alla famiglia di Gianbattista Rossi già proprietaria degli altri due locali sequestrati., concordanod un prezzo di 160 mila euro, pagabile con rate mensili da 5 mila euro.
Ma la trattativa non andò liscia e Papaleo incominciò a minacciare Rossi che, spaventato per quei colpi di pistola esplosi contro il suo locale, si  rivolse ai carabinieri.
Grazie a questa denuncia i militari dell’Arma hanno poi approfondito l’indagine che ha portato alla luce il giro di prostituzione con il coinvolgimento dei due carabinieri.
In manette sono finiti, oltre ai due appuntati, Gianbattista Rossi e il figlio Michele , un uomo di Brescia, Mauro Pocoroba di Verona, Tafa Ervis, albanese domiciliato a Desenzano e Giuseppe Papaleo.
A Maurizio Bigolin di Manerbio e Emanuele Risari di Cazzago sono stati invece concessi i domiciliari.

 

 

 

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