Molestie in reparto, due anni all’infermiere

I fatti risalgono al 2011. Sotto accusa i palpeggiamenti ai danni di una giovane paziente psichiatrica. L'uomo però ha deciso di fare ricorso in appello.

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(red.) Una condanna (soprattutto se in primo grado) non può certo togliere le conseguenze del fatto e liberare la vittima dal dolore, ma è pur sempre un passo verso la giustizia. Parliamo di una molestia sessuale operata da un infermiere del reparto psichiatrico ai danni di una degente.
I fatti risalgono al 2011, la sentenza, emessa dal Tribunale di Brescia, è arrivata martedì pomeriggio con una condanna a due anni di reclusione. Sotto accusa i palpeggiamenti dell”infermiere ai danni di una ventenne del reparto di Psichiatria dell’ospedale di Montichiari.
Seppure l’infermiere ha già reso noto di voler ricorrere un appello, un primo fondamentale capitolo è stato chiuso martedì. Certo si tratta di una vicenda delicata, che si complica ancor più considerando la mancanza di testimonianze dirette.
L’accusa, rappresentata dal pm Claudio Lesti, aveva chiesto una condanna a tre anni di carcere, la difesa l’assoluzione.  Contro l’infermiere ci sono le dichiarazioni della vittima. L’imputato ha sempre sostenuto che il suo comportamento non era assolutamente tale da poter configurare una violenza sessuale. Per l’infermiere si trattava del tentativo d’indurla ad assecondare i genitori. Secondo la vittima invece si sarebbe trattato di un palpeggiamento. Due versioni diametralmente opposte con la parola dell’imputato contro quella di chi l’ha denunciato.
Il Tribunale di Brescia ha ritenuto più credibile la versione fornita dalla giovane e per l’infermiere è scattata la condanna. Un fatto su cui, per farsi un’idea chiara, bisognerà attendere anche le motivazioni della sentenza, che arriveranno tra qualche giorno. E per cui bisognerà attendere la fine dell’iter giudiziario, per cui qualche giorno non basterà.

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