Amianto, cromo e pcb: le croci di Brescia

Il rinvenimento di rifiuti pericolosi nell'area della Piccola velocità di via Dalmazia è solo l'ultimo dei casi di inquinamento in città e provincia.

(red.) Solo qualche ora fa, la conferma della direzione dell’Arpa: in un’area della Piccola velocità di Brescia, in via Dalmazia, sono stati trovati, sepolti sotto il terreno, rifiuti contenenti amianto. A pochi metri dalle abitazioni, proprio lì, dove sono aperti i cantieri per la costruzione della linea Tav.
Questo, purtroppo, è solo l’ultimo dei problemi che riguardano le liaisons  (sicuramente pericolose) tra la nostra città e le sostanze altamente nocive.
La situazione della discarica di amianto di via Brocchi, tanto per dirne una – e scusate se è poco – è ben lontana dall’essere risolta. Senza contare che, secondo quanto dichiarato dal Comitato spontaneo contro le nocività di Brescia, i permessi per lo stoccaggio del materiale nocivo nella zona non dovrebbero più essere validi.
Venendo, poi, al nodo acqua cittadina, gli ultimi dati a nostra disposizione, resi noti da Asl e A2A alla fine di febbraio, chiariscono che l’acqua bresciana è potabile.
I dati sensibili delle analisi effettuate da A2A, quelli su cromo e cromo esavalente,  rivelano che in nessun caso si superano i limiti (50 microgrammi/litro per il cromo totale), con punte di 8,1 microgrammi/litro nella circoscrizione Nord ed un minimo di 2,7 nella Ovest. Il cromo totale, invece, (per il quale non ci sono limiti specificati) tocca quota 8,1 sempre nella circoscrizione nord, mentre è sotto i 5 nelle altre zone.
Insomma, i limiti imposti dalla legge non vengono superati e l’acqua si può bere. Quale sia la sua qualità, però, è tutto un altro paio di maniche.
La situazione è ben diversa a Castegnato. La terza corsia dell’autostrada A4 sul territorio del paese bresciano, infatti, sarebbe stata costruita sopra un accumulo di scorie industriali altamente tossiche. Secondo quanto  dichiarato alla stampa dalla direttrice dell’Arpa di Brescia, Maria Luisa Pastore, «le concentrazioni di cromo  qui sono 1400 volte oltre i limiti di legge».
Possiamo poi dimenticare il nodo pcb? La questione Caffaro è da anni sotto gli occhi e sulla bocca di tutti, cittadini, amministratori e media, ma una soluzione sembra ancora lontana. nonostante gli interventi, o meglio, i tentativi di intervenire nell’area contaminata, quella che circonda la zona dell’ex fabbrica chimica. Intanto, sono in fase di elaborazione i dati dell’Asl di Brescia sull’esposizione al Pcb da parte della popolazione. Tra circa un mese, quindi, saranno resi pubblici i risultati sull’indagine. Ai partecipanti (mille e 523 persone, residenti tra Brescia, Castel Mella e Capriano del Colle) è stato fatto un prelievo di sangue e hanno dovuto rispondere a un questionario con una serie di domande sui timori chel’inquinamento possa compromettere la salute. E, altra novità, la tanto attesa bonifica del Sin (Sito di interesse nazionale ) Brescia-Caffaro, dopo i vari rimpalli di responsabilità tra gli enti pubblici (Comune, Regione e Ministero), la quale dovrebbe partire, così è stato annunciato da Sogesid, la ditta specializzata, incaricata degli interventi, dal prossimo settembre.

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