Due arresti per la banda delle “guardie giurate”

Catturati i due complici che avevano partecipato alla rapina ai camion di rame organizzata nel marzo scorso nel Cremonese. Tra loro un bresciano.

(red.) L’ideatore della rapina a cinque camion di rame di un’azienda di Pizzighettone, nel cremonese, è stato arrestato martedì 2 luglio dai carabinieri.
Si tratta di Francesco Messina, 39enne pregiudicato originario di Reggio Calabria ma residente in provincia di Brescia, a San Felice del Benaco. Insieme a lui è stato arrestato anche l’altro complice, il 26enne Antonio Pinto, tarantino residente in provincia di Bergamo. I due, insieme alle tre guardie giurate arrestate ai primi di giugno, sono accusati di furto aggravato, con i tre complici e con altre persone non ancora identificate, per essersi impossessati di cinque rimorchi contenenti rame per un valore di circa un milione di euro di proprietà della Carlo Colombo S.p.A., sottratti dallo stabilimento della ditta dove erano parcheggiati e ritrovati successivamente dai carabinieri nel bresciano, in particolare nelle zone di Bedizzole, Calvagese della Riviera, Brescia, Vobarno e Calcinato.
Per il gip Guido Salvini, sono stati raggiunti indizi di colpevolezza non solo gravi, ma che sfiorano quasi la certezza della loro responsabilità. Le accuse più gravi ricadono in particolare, su Messina, considerato la mente criminale del gruppo. Il pregiudicato, residente a San Felice pur trovandosi in regime di detenzione domiciliare, avrebbe organizzato il colpo, assoldando le guardie giurate Del Vecchio e Saletti, procurandosi i mezzi necessari (cinque motrici) ed avvalendosi della collaborazione di numerosi altri soggetti. Secondo il gip avrebbe anche partecipato personalmente al furto. La sua elevata pericolosità sociale è del resto dimostrata, oltre che dalle modalità e circostanze dei fatti, anche dai numerosissimi precedenti registrati sulla sua fedina penale: in passato ha infatti riportato condanne definitive emesse a partire dal 1993 da tribunali calabresi e del Nord Italia per tentata violenza sessuale, lesioni personali, resistenza a pubblico ufficiale, tentata estorsione, reati in materia di armi e di droga, evasione, danneggiamento, ricettazione, falsità in atti, minaccia. Pinto è un incensurato, ritenuto però, dalle autorità che si occupano del caso, in contatto con ambienti malavitosi del bresciano e del cremonese, nonché tramite fra Messina e le guardie giurate.
A permettere l’individuazione dei due le diffuse intercettazioni telefoniche avvenute dopo l’arresto delle tre guardie giurate, in cui i due confessavano con i loro complici di aver partecipato all’azione. Ora Francesco Messina è rinchiuso nel carcere di Brescia, mentre Antonio Pinto è stato condotto nel penitenziario di Cremona. Le indagini però non sono ancora terminate. Si cercano gli altri complici materiali della rapina.

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