Discarica Castella, la protesta delle mamme

Una missiva da Buffalora, sottoscritta da decine di persone, per dire "no" al deposito di rifiuti a Rezzato. "Da luogo storico a bacino di raccolta putrescente".

(red.) Una lettera sottoscritta dalle “mamme di Buffalora” e inviata agli organi competenti per porre l’attenzione sul tema della discarica “Castella” di Rezzato (Brescia), che potrebbe vedere la luce in località Cascina Castella. La missiva è stata “raccolta e promossa” dal Comitato Difesa e Salute Ambiente (Codisa) che l’ha trasmessa anche agli orgnai di informazione.
Le mamme dei ragazzi e dei bambini frequentanti le scuole media, elementare e materna di Bettole/Buffalora, preoccupate per la salute e il futuro dei propri figli, a fornte della possibile autorizzazione della discarica Castella hanno inviato una lettera a Comune di Brescia, di Rezzato e di Castenedolo, Provincia, Regione Lombardia, Arpa e Asl nella quale  espongono le proprie preoccupazioni a seguito dell’abbattimento della cascina e al conseguente progetto di realizzazione di una discarica nella medesima località.
“Fino a qualche anno fa”, scrivono le mamme, “la “Castella” era per i nostri ragazzi una interessante cascina, da visitare con le maetsre, perchè ricca di storia romana, longobarda, medievale, ecc. ed anche per le colture, gli allevamenti, la transumanza delle greggi, per i suoi diversi aspetti nei cicli stagionali. Ora la cascina, nonostante il suo valore storico, è stata abbattuta! E quando a Bettole-Buffalora”, sottolineano le mamme, “di parla della “Castella” gli abitanti sono preoccupati e arrabbiati, perchè è previsto che quella parte di campagna fertile diventi una discarica di rifiuti putrescibili”.
Il terreno, viene spiegato, “si trova a poche centinaia di metri dalle nostre abitazioni, dalla scuola elementare, scuola media e materna, dalla palestra comunale”.
“Qualcuno, ribadiscono le mamme di Buffalora nella missiva, “sostiene che la norma sulla distanza minima sia rispettata (ma di stretta misura)” e per questo vengono poste alle autorità diverse domande: “Davvero pensate”, attaccano le scriventi, “che qualche metro di differenza possa eliminare l’impatto ambientale e i disagi derivanti da un bacino di raccolta rifiuti?” E ancora: “Chi comanderà all’aria di rispettare le distanze e di girare altrove e non portarci puzza e veleni nel quartiere?”.
“Dunque, concludono le mamme “arrabbiate”, “porteremo i nostri ragazzi ad osservare come si può trasformare la campagna in una landa maleodorante e come un pezzo di territorio, già compromesso da tante fonti di inquinamento, viene ulteriormente degradato, senza alcun rispetto per il diritto alla salute dei cittadini e nel disinteresse degli amministratori”.

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