Statuto comunale, non passano le “quote rosa”

“No” alla proposta di rappresentanza di generi al 50%. Per Paroli devono prevalere "le competenze al sesso". Per Castelletti e Albini è invece "una scelta di civiltà".

(red.) Le quote rosa? Per il sindaco di Brescia Adriano Paroli e per la maggioranza in Giunta non devono esserci.
La scelta deve esserci e per competenze e non per sesso, secondo il primo cittadino e la coalizione che lo sostiene in Loggia. Una posizione che ha creato un solco con Laura Castelletti di “Brescia per passione” e Donatella Albini di Sinistra Ecologia e Libertà, che hanno espresso la propria opposizione, non mancando di stigmatizzare l’assenza del gruppo del Pd, che non partecipato alla Commissione per il voto della Statuto comunale.
In aula si è deciso per la rappresentanza di entrambi i sessi, la percentuale di uomini e donne, in nomine e designazioni. Ma è stato l’articolo 40, quello che fissa condizioni di pari opportunità a scatenare le reazioni di Castelletti ed Albini che hanno parlato di “battaglia di civiltà”, invitando le donne democratiche a sostenerla. Ma alla fine è passato il “no” alla proposta di rappresentanza di generi al 50%.
Secondo Paroli, si tratta di “vincoli problematici” e, pur sottolineando che la rappresentanza in Giunta non debba essere appannaggio solo di un genere, tuttavia discorso diverso è prevedere la quota fissa del fifty-fifty. Il discorso, poi, ha aggiunto il numero uno in Loggia, potrebbe anche essere ribaltato, nel caso in cui il sindaco volesse nominare più donne che uomini.
Per Laura Castelletti, però, l’indicazione del 50 e 50 è fondamentale per la completezza dello Statuto. Sulla stessa linea Albini che ha sottolineato come le quote rosa siano uno strumento e non un fine dell’azione politica.
Alla fine del dibattito è passata la proposta di Roberto Toffoli, nella quale viene esplicitato che “è fatta obbligo la presenza di entrambi i sessi”. Il voto passa con il “sì” di due donne, Nini Ferrari del Pdl e Simona Bordonali della Lega Nord.

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