“Primarie, atto di debolezza di Del Bono”

Parla Claudio Bragaglio (Pd): "Il capogruppo ha deciso una forzatura con la segreteria cittadina perchè vuole evitare un confronto sui candidati e con Fenaroli".

(red.) Il consigliere comunale del Pd Claudio Bragaglio è intervenuto con decisione su una serie di temi molto discussi in questi giorni all’interno del centrosinistra bresciano. Nella lettera inviata ai media locali, l’ex-segretario della Quercia non ha risparmiato anche delle critiche alla segreteria cittadina del partito, guidatata da Giorgio De Martin, e al candidato sindaco in pectore per il Pd, Emilio Del Bono.
“Il percorso per la Loggia del 2013”, si legge nel testo, “è più complesso di quanto s’immagini ed è sconsigliabile l’azzardo di considerare il centrodestra bresciano già bell’e che sfarinato. Bene ha fatto la segreteria provinciale del Pd a stabilire due punti fermi: la costruzione d’una coalizione ampia (comprendente centrosinistra, civiche e Fenaroli) e le primarie di coalizione. Per questo venivano responsabilizzati Del Bono, in quanto capogruppo in Loggia, e una commissione, con l’obbiettivo di “tessere la trama” di questi rapporti. Una posizione, questa, che aveva registrato l’unanimità del consenso”.
Invece, per Bragaglio, le cose non sono andate in questo modo: “L’aver voluto, in sede di Direzione cittadina, la forzatura della candidatura ufficiale di Del Bono ha, viceversa, prodotto una frattura politica. Ritengo sia stato questo un errore dettato più dall’assillo d’una debolezza, che da una manifestazione di forza. Intanto il mancato rispetto dello Statuto. Il percorso delle primarie è definito dall’art. 18 in modo chiaro. Prima di avviare il procedimento è indispensabile un regolamento, che invece non è stato ancora fatto. Lo Statuto esclude inoltre designazioni di organi di partito, in quanto prevede possibili candidati del Pd (uno o più), ma non da parte di organismi dirigenti e da intendersi come candidati “ufficiali” di partito”.
Inequivocabile, poi, il giudizio del consigliere sulla gestione politica della vicenda. “Intanto mi sfugge quale sia, in una fase di “antipolitica”, il vantaggio d’una designazione “partitica”, sottoscritta a titolo personale da coordinatori di circolo, senza neppure il coinvolgimento degli iscritti dei circoli. Se poi guardiamo all’iter mi chiedo come mai sia stata esclusa la ricerca d’una possibile rosa di nominativi (Pd o di area), come peraltro avevo proposto fin dal 2010. A quella mia sollecitazione si rispose liquidando le alleanze e il civismo, sostenendo che la candidatura del Pd c’era già ed era quella di Del Bono. E, in effetti, nei due anni successivi si è lavorato solo in quest’unica direzione, con una chiusura a riccio, sia all’interno che verso l’esterno del Pd”.
Non ci sono solo questioni interne al partito. “In quanto poi al tavolo del centrosinistra non s’è mai capito perché esso non sia più stato convocato da metà febbraio, anche in presenza a marzo d’una sollecitazione di Sel. Nel Pd si sono confrontate due opposte posizioni. Da una parte chi pensa sia necessaria un’ampia coalizione civico-politica. Dall’altra chi riteneva (o ritiene) si dovesse porre una discriminante a sinistra, in particolare verso Fenaroli, ed evitare le primarie di coalizione. Giustamente è stato sostenuto che la ricandidatura d’uno sconfitto del 2008 e l’assenza d’una novità nella candidatura sono già di per sé un problema serio, in quanto non mette in campo il segno d’un cambiamento. Ma sottrarsi anche alle primarie è un fatto del tutto incomprensibile e, oltretutto, rappresenta la rinuncia ad una possibile rilegittimazione partecipativa d’una candidatura”.
“La segreteria provinciale”, prosegue la missiva, “ha positivamente sciolto questo nodo politico. Si tratta ora  di vedere se per quella strada si va con convinzione e rapidamente, visto il tempo perso, formalizzando la Commissione (rappresentativa di tutte le sensibilità) e convocando il Tavolo programmatico. O, viceversa, se si lastrica la strada con tempi lunghi e con un qualche strumentale cavallo di Frisia. Per ritrovarci poi a settembre – con problemi di tempo – a non poter più celebrare le primarie. Chi pensa ad un Pd, al primo turno, in un “polo moderato” con le sole Civiche e con una divisione nel centrosinistra, per poter stemperare il valore sociale dell’alternativa alla giunta Paroli, ritengo non stia preparando la vittoria. Chi pensa che con la lista civico-sociale di Fenaroli si possa tracciare il parallelo con le posizioni assunte da Martinazzoli e  Corsini, con l’esclusione allora di Rifondazione, ritengo favorisca la propria sconfitta. In presenza, a quel punto, di ben cinque candidati sindaci dell’area civico-progressista – e magari d’una non augurabile convergenza bresciana tra Di Pietro e Grillo – si rischia di non andare neppure al ballottaggio!”.
“Le cose sono ben chiare”, conclude Bragaglio. “Se si procede sulla linea della segreteria provinciale, creando un clima positivo di coinvolgimento nelle scelte da parte delle diverse aree del Pd è possibile ricucire strappi ed incomprensioni, e promuovere la corresponsabilità d’un comune impegno. Se, viceversa, si va in direzione opposta, con discriminazioni pregiudiziali nel centrosinistra, senza primarie o tacciando le posizioni critiche nel Pd come “antipartito”, ci si assume la responsabilità d’una mancata ricomposizione e d’una rottura. Ma a quel punto s’incrina anche il rapporto politico e di credibilità, che la stessa Direzione cittadina – su proposta del sen. Galperti – ha fatto proprio, tra la candidatura di Del Bono, espressa a maggioranza, e quel progetto politico (coalizione più primarie) che è stato votato all’unanimità. Con tutte le conseguenze negative che ne possono derivare.

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