Archiviata l’accusa più grave

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Coinvolgeva il presunto board occulto: associazione a delinquere.


(red.) Crac Bipop-Carire, tutto concluso. Ieri, infatti, è stata definitivamente archiviata anche l’ipotesi di reato più grave: associazione a delinquere finalizzata al falso in bilancio e alla violazione del testo unico bancario. Il procedimento riguardava il cosiddetto board occulto che, secondo la prima ricostruzione dell’accusa, si riuniva a Milano per pilotare le scelte strategiche dell’istituto di credito bresciano-reggiano (ora confluito in Capitalia).
Nel corso dell’udienza, che si è tenuta martedì scorso a Milano davanti al giudice Marco Maria Alma, i legali delle persone offese hanno cercato inutilmente di opporsi alla richiesta di archiviazione (presentata dai pm Ruta e Spadari) che interessava, a vario titolo, Bruno Sonzogni, ex amministratore delegato di Bipop, Giacomo Franceschetti, ex presidente, Maurizio Cozzolini, numero due operativo della società, Mauro Ardesi (ex maggiore azionista privato), Gianfranco Bertoli, Arturo Amato, Sergio Saleri, Giovanni Maria Castelli e Aurelio Menni.
A sei anni dallo scoppio del caso, quindi, l’unico segno tangibile di uno scossone finanziario che coinvolse migliaia di piccoli risparmiatori è stato il patteggiamento, accolto lo scorso 22 gennaio, di 9 dei 12 imputati accusati di ostacolo alle funzioni di vigilanza, violazione del testo unico bancario e infedeltà patrimoniale. Tutto venne risolto con un'ammenda complessiva di 600 mila euro. Nessun rimborso per i piccoli risparmiatori.

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