Falsi medici in manette a Ghedi

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    Una coppia di Ghanesi praticava in casa circoncisioni sui bimbi.


    (red.) Praticavano la circoncisione sui bambini nella propria abitazione, in un ambiente certamente non sterile, ma soprattutto senza essere medici. Una coppia di 31enni ghanesi residenti a Ghedi è così finita in manette per associazione per delinquere, finalizzata all’esercizio abusivo della professione medica e lesioni. Secondo le accuse, i due avrebbero praticato, almeno in un’occasione, una circoncisione in casa propria su un bimbo di appena nove mesi. L’indagine è stata avviata all’inizio di aprile dopo il ricovero di un bimbo ghanese a Vicenza: aveva oltre 40 di febbre dovuta ad una grave infezione al pene.
    I medici dell’ospedale lo hanno curato con antibiotici guarendolo dall’infezione, ma insospettiti dal caso anomalo, hanno anche avvisato i poliziotti. La madre, convocata in questura, ha offerto parziali indicazioni: ha spiegato di voler far circoncidere il figlio per ragioni religiose, di non aver trovato strutture sanitarie disponibili, e di essere stata avvicinata alla stazione di Verona da un uomo che le ha proposto l'operazione clandestina.
    La stessa madre di 39 anni ha riferito agli inquirenti di aver portato suo figlio nella casa di Ghedi e di aver incontrato, nella ‘sala d’attesa’ altri quattro maschietti e una femminuccia. L’intervento, praticato sul tavolo della cucina, era avvenuto senza anestesia e senza alcuna precauzione sanitaria.  Secondo la polizia, la comunità straniera immigrata si rivolgeva alla coppia denunciata non solo per la circoncisione, ma anche per malattie come morbillo e varicella. L’uomo consigliava ai pazienti di bere aceto o di applicarlo sul corpo mentre lui, ammalato a sua volta, si era invece rivolto ad un medico italiano.
    Gli uomini della squadra mobile di Vicenza, che hanno condotto l’indagine, stanno ora verificando se siano state praticate mutilazioni degli organi sessuali anche nei confronti di bambine. In questo caso scatterebbe l’applicazione del reato previsto dall’art.583 bis del Codice Penale, con pene comprese tra 4 e 12 anni.

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